le Orche

le Orche

mercoledì 9 ottobre 2013

Perché l'homo sapiens può definirsi così?

Metto in rete ancora una volta un brano di un testo inedito, brano che già pubblicai in altro sito internettiano, tempo fa. Qualche lieve modifica è stata apportata, rispetto all'originale; inoltre, qui come nel post precedente è stato per Big, non mi sto facendo bello con le parole di altri, è farina del mio sacco. Credo che quasi nessuno delle Orche lo abbia mai letto prima d'ora, per cui, enjoy it
 
Può darsi che correre dietro a un sacco pieno di vento sia un'attività stupida. Certamente lo è se lo si fa in gruppo, tutti in pantaloncini corti e con l'unico intento di sottrarre detto sacco a un altro gruppo similare per andare a depositarlo – ripetiamo: il sacco – in un particolare settore del prato su cui si sta per l'appunto sgambettando disinvoltamente in mutandoni. Volendo, è facilissimo rincarare la dose: sociologi, filosofi e dotti studiosi delle discipline più disparate hanno indagato per secoli (se non per millenni) cercando il quid che differenzi l'uomo dalla bestia.
"L'uomo è un animale sociale", tanto per cominciare dall'antica Grecia, oppure "È stato creato così perché fatto a immagine e somiglianza di dio". Di quale dio poi si tratti, in realtà non si è mai saputo con precisione, ma ci stiamo occupando di altro al momento.
Più di recente, è stata avanzata l'ipotesi che la capacità di ridere sia uno degli elementi realmente distintivi dell'essere umano; e in effetti, consci del fatto che il riso abbonda sulla bocca degli stolti, si potrebbe pensare che ciò abbia messo fine all'affannosa ricerca.
Il dubbio sorge (anzi: risorge) non appena vediamo l'espressione gaudente del nostro cane, quando rientra dal giardino, dove ha da poco seppellito con estrema soddisfazione un mezzo panino trafugato con abilità dal tavolo della cucina. Non solo il naso sporco di terra lo tradisce: c'è pure il suo sogghigno beffardo, rivelatore inequivocabile della malefatta e del divertimento tràttone.
Allora ci rivolgiamo ad argomenti più truci: "L'uomo è l'unico essere che uccide per divertimento". Ma non tutti gli uomini, e per fortuna, sono così: piuttosto va precisato come il limitatissimo numero di serial killer in circolazione (i quali, tra l'altro, non è detto si divertano poi tanto…) eviti l'estinzione della specie homo sapiens sapiens (per quanto, ciò potrebbe essere un bene per il pianeta Terra) e rivelandosi un'affermazione applicabile solo a un'esigua minoranza, decade immediatamente di validità.
Vediamo quindi come tutta questa faticosa, logorante, complicata speculazione abbia prodotto invero miseri risultati. E di conseguenza, essendo le risposte al quesito iniziale alquanto difformi e spesso in aperta contraddizione tra loro, ci vien da supporre che il problema sia innanzitutto assai lontano dall'essere risolto e in seconda battuta…
…che tutto sommato non sia nemmeno un problema.
Infatti, la soluzione esiste, ed è pure molto semplice: la vera, reale, sostanziale differenza tra l'essere umano e gli animali è il gioco del rugby. Il sacco di vento inseguito da trenta energumeni in braghette. La partita di scacchi giocata in velocità su un prato.
Va be', adesso non state a pignolare e a tirar fuori la storia dei giocatori di prima linea: sono quindici i componenti di una squadra, e dodici di loro non sono piloni o tallonatore. Per cui, la differenza tra l'uomo e la bestia è dimostrata, sia pure a maggioranza e non all'unanimità.
Si aggiunga a tutto questo che, molto spesso, in mezzo a quella frotta di persone (e abbiamo ormai stabilito che di creature pensanti si tratti, non di belve) che braccano una vescica di maiale (o almeno l'oggetto che ne ha preso il posto) troviamo fior di avvocati, medici, ingegneri, letterati e altri eruditi nelle scienze e arti più nobili. In combutta, pari tra i pari, con metalmeccanici, minatori, manovali senza specializzazione alcuna e altri che di lettere hanno esperienza solo perché – absit iniuria verbis – ne eseguono il recapito.
A lato di tutto ciò, il semplice e tuttavia clamoroso fatto per cui il qui presente blogger bastian contrario sia diventato felice e orgoglioso partecipe di una (o più) di tali equivoche compagnie, riesce pertanto a riappacificarlo in toto con l'universo mondo, crudo e patrigno, il quale troppo spesso gli nega la benché minima soddisfazione spirituale.
E spesso, ahimé, financo materiale.

Nessun commento:

Posta un commento