le Orche

le Orche

giovedì 5 marzo 2015

E poi basta con Edimburgo

Questa si è sentita sul tram, credo rivolta a Shaggy, ma non ricordo nemmeno dove stessimo andando: "Potresti farti fare un massaggio da Idro"
"Perché?"
"Così ti fai un idromassaggio…"

martedì 3 marzo 2015

A raffica, a raffica

Venerdì pomeriggio siamo andati in visita alla distilleria Glenkinchie, e da lì sono uscite diverse minchiate.
Dopo aver annusato la differenza tra i vari metodi di affumicazione del malto, si è stabilito che “Il whisky è andato e torbato".
Nella sala dove si trovano i barili per l'invecchiamento dello scotch si è paventato "Qui ci danno un sacco di botte".
Per fortuna nessuno scozzese nella distilleria – e soprattutto la nostra guida – capivano l'italiano, perché si è sentito anche un netto "È meglio la grappa".
L'influsso alcolico naturalmente è proseguito, anche se in realtà avevamo cominciato ben prima, così abbiamo ascoltato anche questa: "Cosa dicono a un tir che arriva in garage? Càm iòn, càm iòn".
E ancora, perchè dopo un viaggio in aereo si corre più veloci? "Per effetto del jet leg".
Poi, visto Furno con le fasciature sulle cosce per l'ascensore in touche: "Sapete cosa sono quelle? Le presine da furno".
Alla sera, tornando dalla club house dell'Inverleith, abbiamo allietato i vaggiatori dell'autobus con 'Olidin olidena', e anche se non abbiamo raccolto applausi siamo certi che abbiano gradito la nostra esibizione.
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Un ristrettissimo comitato di saggi ha deciso* che il (glorioso) trofeo Mani di Merda** vada a Primiano, anche se lo ha conquistato con i piedi: calci piazzati a sproposito in varie parti di Edimburgo e, soprattutto, un ottimo calcio durante il match con l'Inverleith che avrebbe potuto fare arretrare gli scozzesi di almeno quaranta metri. Purtroppo, era fuori dei ventidue…

*Assegnazione da confermare giovedì prossimo in club house, ma ci sono pesanti indizi che la conferma si avrà.
**Il premio 'Motosega dell'anno' va invece – all'unanimità – a Pilu, che sabato sera ha dichiarato, verso le nove di sera: "Mi metto qui un attimo…" e tutti hanno capito che il sottinteso fosse "…e poi vado al pub con gli altri". Invece, dopo tre secondi russava peggio di Olly (soprannominato Husqvarna, n.d.r.) e ha continuato ininterrottamente fino alle cinque del mattino dopo, quando ci siamo alzati per il ritorno a casa.

lunedì 2 marzo 2015

Figgiœ de Scotland

Venerdì sera, siamo nella club house dell'Inverleith Rugby Football Club: tutti in camicia e cravatta, sembriamo proprio degli ometti per bene. I nostri amici non sono numerosi, e una buona percentuale di loro è ben al di sotto della quota 'old', 35 anni. In compenso, quelli che hanno e dimostrano l'età giusta, hanno aspetti poco rassicuranti. Non so perché, ma si intuisce che hanno confidenza con il pallone ovale; d'altra parte, siamo in un distretto che in pochi chilometri quadrati vede alcune decine di campi da rugby. Va be', ci diciamo, peggio che con i gallesi del Seven Sisters non potrà finire.

Io mi dedico al sidro, lasciando le birre agli altri, e ci viene offerto qualcosa da mangiare: hagis, manco a dire. Cibo che, associato al freddo, mette ko Micky: l'indomani arriverà al campo ridotto a uno straccetto, ma scenderà in campo e farà la sua parte. In club house cantiamo l'inno del Recco, spiegando come è nato e quando. La melodia è quella di 'Flowers of Scotland', l'inno nazionale scozzese, solo le parole sono diverse; bisogna dire che sembrano apprezzare il fatto che noi siamo così 'pro–Scozia'.

Sabato mattina, qualcuno mugugna per l'orario (calcio d'inizio previsto alle 10:30), ma siamo puntuali al campo. Purtroppo mancano le chiavi degli spogliatoi, perciò a un certo punto ci cambiamo lì sul prato e giochiamo. Altrimenti poi facciamo tardi per la nazionale.
Il primo tempo ci vede costantemente nella metà campo dell'Inverleith, spesso dentro i loro ventidue, con AleUgo che segna l'uno a zero verso il decimo minuto, riuscendo a passare nella loro linea difensiva dopo un paio di percussioni e l'apertura del pallone verso il nostro schieramento dei tre-quarti. Ale parte più o meno dalla posizione di secondo centro, sulla nostra sinistra e trova il varco. Si continua sulla stessa falsariga, ma non realizziamo altre mete. Nel secondo tempo cambiamo un bel po' di giocatori; anche loro, ovviamente, e la loro età media si abbassa. Pareggiano grazie a una specie di intercetto nel gioco ravvicinato, mentre siamo ben dentro i loro 22. Poi segnano altre tre volte sfruttando il gioco aperto dei backs. Riescono a creare il sovrannumero, e lo sfruttano. Ma le Orche non si siedono, comunque, la partita termina con una bella maul che Alberto conclude in meta per il 4–2 finale.

Finito il match, scopriamo che le chiavi dello spogliatoio non sono ancora arrivate. Aspettiamo un po', poi facciamo il conto di quanto ci manca alla parita al Murrayfield. Così, ancora con le scarpe coi tacchetti, i pantaloncini e le maglie (e le gambe, le facce, le mani) sporche di fango, prendiamo l'autobus e torniamo all'ostello, a fare la doccia. Se qualcuno tra quelli che ci hanno visto ha pensato che eravamo matti, non lo ha dato assolutamente a vedere.

Flowers of Recco

L'avventura scozzese comincia giovedì mattina con Fabio protagonista: quattro ore prima dell'orario previsto per la partenza era già a smarronare col telefonino dove siete cosa fate a che ora arrivate siamo qui che vi aspettiamo e che due coglioni.
Ribattezzato dal sagace Shaggy: Nonno Nardi, produzione mozzarelle e stracchino…
Senza problemi, checchè ne dica l'ex Silent assassin, siamo sull'aereo diretto a Londra, dove troveremo la coincidenza per Edimburgo (quasi quattro ore a Gatwick, dove non abbiamo nemmeno potuto fare un 'toccatino') e già comincia la raffica di minchiate che ha caratterizzato tutto il viaggio.

(Brevemente, più che posso: il figlio di un emiro arabo scrive a casa dagli States dove frequenta l'università: "Caro padre, io tutte le mattine vado all'università con la Lamborghini placcata oro che mi hai regalato, ma mi vergogno perché tutti i miei compagni di corso vengono col treno". Risposta quasi immediata del padre: "Caro figliolo, ti ho fatto un bonifico di venti milioni di dollari, comprati un treno anche tu e non farci fare brutte figure").

E per pietà, manterrò ben celati i nomi dei colpevoli. Arriviamo a Edimburgo più o meno in orario, e nel tipico clima scozzese, nuvoloso e freddo, andiamo al nostro ostello; a seguire, in Grassmarket, una delle storiche piazze della città, all'ombra del castello, a mettere qualcosa sotto i denti.
L'ovvia constatazione di uno di noi, che si rivelerà più che vera: "Ragazzi, a parte lo stadio, questa piazza sarà l'unica cosa che vedremo di Edimburgo". E così è stato, salvo poche (pochissime) eccezioni.

Il pub della prima sera è il Black Bull, birra e cibo di discreta qualità, ma non per tutti. Il piatto tipico locale è l'hagis, un insaccato di interiora di pecora (cuore, polmone, fegato), macinate insieme a cipolla, grasso di rognone, farina d'avena, sale e spezie, mescolati con brodo e bollite tradizionalmente nello stomaco dell'animale per circa tre ore. Servito con una coppettina di latte e whisky. Alcuni non se la sono sentita, e hanno ripiegato sui più classici fish and chips – ma Albe ha chiesto una bistecca e gli è arrivato lo spezzatino.

Venerdì giornata libera: con Albe e il (Pussy)Doc prendiamo il tram e andiamo al Murrayfield a ritirare i biglietti per la partita Scozia–Italia di sabato. Partiamo con qualche sprazzo di sole e arriviamo (quattro fermate dopo) con la pioggia. Se per caso vi foste dimenticati di essere a Edinburgh. Al botteghino c'è una ragazza italiana che lavora lì, quindi ce la caviamo molto bene; per fortuna gli scozzesi sono ben organizzati.

Breve pausa pranzo, con Helsinki che non riesce a capacitarsi di come possano gli scozzesi mantenere una dieta del genere. "Ma li vorrai mangiare due fagiolini bolliti, ogni tanto?", si chiede sconsolato. Al che gli suggerisco che, in genovese, i cibi tipici della Scozia (ma non solo) sono riassumibili in una parola singola: rumenta. Dopo di che, ci si prepara per andare alla club–house dell'Inverleith Rugby Football Club, i nostri avversari dell'indomani (mattina).