le Orche

le Orche

sabato 14 dicembre 2013

Rugbisti in campo, comari in panchina

Quando si gioca, la concentrazione (che è assolutamente necessaria: le cazzate vengono da sole anche così, figuriamoci se si è distratti) ti toglie la visione di molte cose. Se sei a guardia di una ruck, pensi solo a quando il mediano avversario mette le mani sul pallone per partire a contrastarlo. E ti perdi un sacco di altre cose, in particolare quel che succede fuori del pitch. Stando a bordo campo, invece, c'è molto più sugo.
Ad esempio: nella partita con i Cavalieri, oggi pomeriggio, ad un certo punto capita una touche a nostro favore proprio davanti alle panchine. Eravamo quindi in posizione perfetta per vedere l'azione, alle spalle del tallonatore che lanciava (capitan Apollo, per inciso).
Il lancio va dritto dritto (anzi, storto storto) nelle mani degli avversari. E non riporto qui i commenti che sono usciti dalle nostre malevole boccacce da comari inacidite, ve li lascio solo immaginare.
Comunque, sembra condivisibile l'analisi di AleUgo (Onemanband), anche perché è stata elaborata nella sede e nel momento appropriati: durante il terzo tempo, mangiando.
La giornata ci è stata favorevole, con due vittorie in due partite, senza subire mete: 1–0 e 1–0, massimo risultato col minimo sforzo, verrebbe da dire. Ma significa anche che siamo migliorati in difesa, non subendo mete da undici partite ma l'attacco non è al meglio.
Oggi, le cose sono andate così: primo tempo con i Cavalieri, gioco equilibrato, con rovesciamenti di fronte, attacchi da ambo le parti e nessuno in grado di prendere la supremazia, sia nel gioco sia nel territorio. Una veloce incursione di Sergio Uomodelcerino è stata vanificata a un passo dalla meta perché non rispettata la regola dei venti metri di corsa. La musica cambia nettamente nel secondo tempo. Il gioco è costantemente nella metà campo dei genovesi, e spesso dentro i loro ventidue. Verso la metà della frazione, il pallone esce da una mischia centrale sui cinque metri, e sfila fino a Lorenzo Rescuer che si era venuto a trovare all'ala. Il suo avversario diretto non sale, ma lo aspetta e Lore può scivolare via dal placcaggio e schiacciare in meta.
In seguito, una discreta reazione dei nostri avversari è controllata dal nostro gioco difensivo e il match si chiude sull'uno a zero per noi.
Dopo il pareggio tra Cavalieri e Ribolliti (1–1), torniamo in scena affrontando i toscani.
Nuovamente, c'è un certo equilibrio in campo e, nuovamente, non si nota una supremazia di una squadra sull'altra. Ma oggi potevamo permetterci il lusso di schierare in contemporanea Cippo, Carletto e Uomodelcerino, per cui – anche se solo all'ultimo secondo di gioco – è finita uno a zero con meta di Carletto, già fermato in precedenza per la solita regola dei venti metri, ma con molti dubbi: il pallone gli era arrivato ben dentro i ventidue.

venerdì 13 dicembre 2013

Ciao Ste, Ernesto e Andrea

Domani, classico match prenatalizio tra Orche Recco e Cavalieri di san Giorgio: ben cinque delle sei partite giocate fin qui si sono disputate in questo periodo. Per l'occasione sono stati invitati anche i Ribolliti di Firenze, squadra di over 50. Insieme giocheremo in memoria di tre rugbisti genovesi scomparsi recentemente: Stefano Bianchi, Ernesto 'Sansone' Renzi e Andrea Donati. L'appuntamento è allo stadio Carlini di Genova, con inizio degli incontri alle 11:00.
Saremo in parecchi, da Recco; di seguito l'elenco dei partecipanti previsti –
Allegretti, Bacigalupi, Balducci, Bega, Benedetto, Bertagnon, Borgo, Chino, Cipriani, Durli, Gatti, Lagomarsino, Lerda, Manno, Mapelli, Massone, Nardi, Pampani, Peri, Rotella, Sardi, Siri, Strianese, Tournier, Ugolini.
Saranno presenti, salvo forfait dell'ultimo minuto (un paio di giocatori devono incastrare altri impegni familiari), venticinque orche: il nome orca deriva dal greco antico ὄρυξ, che indicava le balene, o comunque grossi pesci o mostri marini. Noi forse non siamo proprio tutti adattati alla vita acquatica – preferendo in genere la birra – ma un po' mostri e un po' grossi pesci forse…
Stavo pensando ai tonni.
Bene, segnalo il rientro dopo alcuni anni di Idro. Ieri sera in club house il bersagliato è stato Cippo, dato come presente ma non giocante (vedremo). Ha confermato la sua presenza anche il nostro Pussy Doc, reduce da un piccolo intervento e quindi costretto a fare da spettatore, ma credo che sarà difficile tenerlo fuori. Immagino già la scena: «Cinque minuti, dai, giusto per prendere il cap…»

mercoledì 4 dicembre 2013

Le mogli non possono capire

E nemmeno le fidanzate. Scusate, mesdames; non vorrei sembrare veramente un misogino, non ce l'ho con il genere umano dell'altra metà del cielo, anzi! Sono sposato anch'io, gentili signore che forse per caso leggerete queste righe se vostro marito o compagno è un old e vi suggerirà questo post.
E per esagerare, io, mi sono pure sposato due volte (mi piace non farmi mancare niente).
Ma, dicevo, come si può spiegare a una donna cosa vuol dire uscire di casa alle sei di mattina, di sabato per giunta, invece di restare a poltrire sotto le coperte che magari fa anche freddo, cosa assai probabile perchè d'estate il rugby old si riposa.
Alle sei scendi in garage, schiaffi la borsa nel bagagliaio, metti in moto e parti. Vai verso mete remote, già sognandone altre, quelle che speri di fare e non subire. Spesso ti fermi a raccogliere qualche compagno di squadra, col quale condividi il viaggio, lo spogliatoio, le battute, gli scherzi e gli sfottò. Condividi molte volte anche il pranzo, frugale – ché il terzo tempo è dopo – in ristoranti di autogrill improbabili come sono sempre gli autogrill a ben vedere, in gruppi osservati da occhi strabuzzati di autisti romeni (che magari un po' di rugby ne capiscono), di vecchiarde tedesche in gita, di ragazzotti in tuta da motociclista, e sembra abbiano tutti il pannolone…
E lo spogliatoio, quindi, dove è tutto un fasciarsi – per tenere insieme i pezzi, va da sé, spalmarsi con spirito gallico, qualche vero nostalgico con la sifcamina (ma dove la trovano?), con creme e gel vari dagli intenti (e ancor più dai risultati) misteriosi.
Si indossano poi i paramenti sacri, magliacalzoncinicalzettoni più imbottiture varie che non servono a un cazzo ma l'importante è il pensiero, qualcuno il caschetto (v. imbottiture), e si entra in campo.
Se piove e c'è il fango ancora meglio, come dicono gli inglesi 'a good day for rugby', e bisogna riaffermare il concetto di base: le mogli non possono capire.
Forse perché non sono mai state placcate sul sintetico, o su terreno asciutto (e passiamo sotto silenzio il mitico campo di Borzoli: solo chi ne ha avuto esperienza diretta può capire, altro che mogli!).
Comunque, tutti in cerchio e si ascolta il capitano, il quale forse sì è vero ripeterà anche per la millesima volta sempre le stesse cose, facciamo le cose semplici, non buttate via il pallone, entrate bassi e andate in ruck, eccetera eccetera. Tutti con la mano al centro, saluto e si comincia.
Come si può spiegare l'emozione, che un po' c'è sempre, ancora, come si può spiegare che dopo cinque minuti sei già a corto d'ossigeno e allora metti le mani sulla palla in ruck, l'arbitro ti fischia contro e t'incazzi anche perché come ho appena detto hai il neurone ormai cianotico per l'apnea. Come si può spiegare che quando arrivi in fondo alla partita e magari hai vinto, e magari hai vinto anche il torneo, vai sotto la doccia soddisfatto e ricominciano gli scherzi, le battute, a volte anche le discussioni e i litigi che svaniranno d'incanto in club house davanti a una pinta.
Come si può spiegare che torni a casa tardi, anche dopo mezzanotte a volte, e ti fa male la schiena oppure hai preso una botta nelle costole e fai anche fatica a respirare, oppure quando ti spogli per andare a letto ti accorgi di avere un livido che ti copre tutta la coscia e persino qualche altro pezzo di gamba ma ripensi alla giornata di rugby appena trascorsa, decidi che ci penserai domani, e ti addormenti felice?

martedì 3 dicembre 2013

Ultimi impegni 2013

Giovedì scorso, allenamento tutto sommato leggero. Dapprima ci era stata promessa una sessione di quelle toste, con particolare impegno sulle ruck e sul contatto, ma il coach titolare – Zeus Albe – non era in campo, seppur presente, e l'Uomodelcerino lo ha sostituito (visto che per nostra fortuna mancava pure Ale Onemanband).
Io pensavo di non poter partecipare per motivi di lavoro (va be', lavoro è un parolone, impegni d'ufficio diciamo, via…), ma all'ultimo sono saltato in macchina e mi sono presentato appena in tempo per farmi prendere per i fondelli da tutti quanti: non mi aspettavo altro.
Quindi, l'Uomodelcerino ha sfidato la sorte proponendoci una serie di esercizi via via più difficili, assolutamente non da piloni, e devo dire che qualcuno lo abbiamo anche portato regolarmente a termine. Il che mi ha fatto pensare come le parole del già citato Ale ("Non siamo gli All Blacks, ma possiamo pensare come loro") siano state probabilmente ben recepite.
O forse no, sarà stato un caso. Bacci, ad esempio, dice che se pensa come gli ABs gli viene mal di testa e io lo capisco bene perché…
Ora, mancano ancora due allenamenti prima dell'ultima uscita del 2013; il 14 dicembre saremo a Genova, al Carlini, ospiti dei cugini/rivali Cavalieri di san Giorgio. Si disputerà il triangolare 'Ciao Ste, Ernesto e Andrea', con gli over 50 dei Ribolliti Firenze a completare il tabellone; al momento hanno dato conferma di partecipazione 18 Orche, penso e spero che un paio almeno si aggiungeranno nel frattempo.
Per stimolare i recalcitranti, ecco di seguito il programma per il terzo tempo, notoriamente l'unico motivo per cui gli old continuano imperterriti:
Aperitivo, Trofie al pesto, Frittura, Dolce, Caffè.
Buon appetito, e buon rugby.

lunedì 18 novembre 2013

Avrà mai giocato a rugby, Charly Gaul?

Ma la giornata di sabato merita ancora qualche parola. Leggendo le mail che circolano tra noi Orche (Orchi?), e che in parte copioincollo qui sul blog, ho riflesso su alcune cose… ;-)
 Inizia le danze mister The Brain:
«Grazie Map, come sempre...
però ANIMO! Cazzo, essere al lavoro con 'sta giornata dimmerda non vi dice niente??!!!!!!…
Una giornata di sole, gli amici, una palla ovale?
Avremo anche giocato male, ma chissenefotte, può succedere per una volta! Sembrate tutti morti!!!! E' stato bellissimo, come sempre, eccitante, come sempre, vittoria, come sempre, inviolati, come sempre… Sono fortunato e onorato di poter passare giornate così alla mia eta', in mezzo a veri rugbysti… Grazie a tutti di cuore,
TB».
Sissì, le sento già le botte di 'bulicci' da parte di chi non è tra le Orche; ma sono d'accordo con Brain, chissenefotte!!!
Poi, è stato Maledetto a calare un'altro carico:
«Ciao raga, mi associo all' ANIMO di Brain, per me sono giornate meravigliose, forse perche' avendo scoperto questo sport alla sogliola dei 50 anni apprezzo qualsiasi cosa che mi permetta di passare allenamenti e partite in completa spensieratezza. Sono tanto scarso che il trofeo M.d.M.* è per me il massimo trofeo che posso sperare di vincere.
Maledetto».
Max l'Eruoe striscia una verdina:
«Grande Maledetto! Mi associo al pensiero di Brain, forse ci siamo presi troppo sul serio, ma è stata una bellissima giornata. A giovedì, bulicci**!
Max».
Anche il nostro coach ufficiale 'scende in campo', e sintetizzo le sue due mail:
«Come si fa a mettere "mi piace" a questa mail?
Grande Maledetto.
Sarà che io non riesco ad incazzarmi per quattro vecchi sclerotici, ma bisogna prenderla più blanda. È giusto lo spirito di Brain e di Maledetto, quello deve essere il nostro obiettivo. A giovedì».
A pronunciare, finalmente, parole distensive e chiarificatrici ci pensa il Ghine:
«Ragazzi, non preoccupatevi, la prossima volta se volete una partita tranquilla senza neanche una scaramuccia vengo io. Alberto mi conosce bene, sono uno che controlla benissimo le situazione e non si arrabbia mai, neanche quando mi mordono il braccio.
Sputazzi.
Ghine».
Conclude Big Jim***:
«Le foto, Brain, veloce.
E del resto, minnifuttu…
Tanti salumi a tutti».

* per i 'foresti', il (glorioso) trofeo Mani di Merda.
** così, tanto per ribadire il concetto…
*** racconto veloce della meta di Big: forse è schierato come estremo, non si sa bene, perché all'inizio è stato chiamato per quindicesimo e gli è stato laconicamente detto che doveva giocare dal primo minuto. E basta. Comunque, gli arriva il pallone dal mediano, e lui incassa la testa nelle spalle, corre un passo e mezzo verso la NOSTRA area di meta, svolta a sinistra (nel traffico) e fila verso la linea di touche dall'altra parte del campo (il campo da rugby è largo 70 metri, per chi non lo sapesse) e quando arriva nel corridoio dei cinque metri finalmente sterza ancora una volta e va verso la meta AVVERSARIA, dove arriva – memore dei suoi trascosi giovanili all'ala – mulinando le gambe che sembra Charly Gaul sull'Izoard. E segna, con tocco a terra quasi beffardo, da fermo, si toglie il ciuffo dalla fronte e s'incammina verso la metà campo. E fa così ogni volta…

domenica 17 novembre 2013

Ieri!

Alla fine, il (glorioso) trofeo Mani di Merda è rimasto vacante. Fortemente indiziato Max l'Eruoe, per un paio di knock-on particolarmente sensazionali, ma non è stato l'unico dei tre-quarti a fare errori clamorosi, per cui se l'è scampata. E stendiamo un velo piet(r)oso sugli errori degli avanti…
Altro pretendente al titolo è stato Silent assassin, ma non per situazioni di gioco o comunque per giocate particolarmente schifose. No, vi dirò per farvi capire che è stato soprannominato là per là come 'Cassius Clay'.
Non voglio aggiungere altro sull'argomento, perché ce ne sarebbe da scrivere, un romanzo direi – e non è questa la sede.
Vorrei invece riferire le parole di The Brain, che grazie anche a uno stiramento è passato – dal suo ruolo abituale di ala – a flanker. Nel secondo tempo, mentre ero fuori, ho potuto ammirare il suo lavoro: devo dire che ne ha buscate veramente un sacco, per cui alla fine gli ho chiesto: «Come va?»
«Cazzo, mi sto divertendo come un matto!» ha risposto lapidario.
È così, giochi in mischia e ti farciscono come un tacchino – di colpi, di gomitate, di placcaggi, di manate a caso dappertutto, è più il tempo che passi steso a terra a fare l'ultimo della pila, magari non tocchi neanche una volta il pallone.
E ti diverti come un matto.
Mi vien da ripetere il concetto (anzi, i concetti):
1 – il rugby è uno sport per masochisti
2 – le mogli non possono capire…
E anche i due esordienti, Vittorio e Tazio, la loro parte se la sono caricata…
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La prossima occasione che avremo per menare le mani dare sfogo alle nostre perversioni alla von Sacher–Masoch, sarà il 14 dicembre allo stadio Carlini di Genova, ospiti dei Cavalieri di san Giorgio in compagnia dei Ribolliti di Firenze.

sabato 16 novembre 2013

Oggi!

L'incontro con il Cus Pisa è andato. Ora, mi riesce difficile dire se è andata bene o male, non so trovare le parole adatte. Cercherò di essere weberianamente avalutativo, anche se è molto difficile nel caso contingente.
Iniziamo dalla cronaca della partita, nuda e cruda, del gioco e basta: buon inizio, con Carletto che riesce a organizzare le giocate nonostante la nostra riottosità; calcio d'inizio per noi, conquista del pallone e azioni insistite sempre nei 22 avversari. Dopo qualche minuto è proprio Carletto a entrare in area di meta per l'uno a zero. Si ricomincia e si prosegue sulla stessa traccia. I pisani difendono bene, ma comincia a serpeggiare un sospetto, che non sia forte la difesa ma debole l'attacco. Comunque, circa la metà del primo tempo e Big Jim raddoppia.
Ora, è da qui che diventa difficile il resoconto.
Perché il risultato non si smuove più, nonostante il gioco sia comunque quasi sempre in mano nostra. Devo dire che il solito vizio di parlare (troppo, va da sé) in campo si manifesta con grande abbondanza, e un arbitro particolarmente pignolo spezzetta il gioco. Insomma, una partita difficilissima da giudicare, a meno di usare lo spadone a due mani e chiuderla così: abbiamo giocato veramente male.
Poi, verso il finire della terza frazione di gioco, dieci minuti aggiuntivi che hanno dato la botta finale ai nostri neuroni in apnea già da troppo tempo, anche un accenno di rissa, uno scambio di opinioni un po' troppo deciso per un match di rugby old. Ma tant'è…
A domani, altro vi narrerò, ma con miglior attitudine vi prometto.

venerdì 15 novembre 2013

Domani!

Ricordo a tutte le Orche che domani si gioca, a Recco, con il Cus Pisa; presentarsi al campo alle ore 12:00 muniti di regolamentare divisa da gioco: maglia, scarpe, calzettoni. Ricordarsi assolutamente mutande e pantaloncini; ondeconciòssiacosacché:
– qualcuno porti con sé una scheda Sky, almeno nel terzo tempo possiamo  vedere Italia–Fiji
– purtroppo non è assicurata la focaccia al formaggio
– il (glorioso) trofeo MdM è attualmente vacante; vi ricordo i detentori succedutisi nel tempo:
     – Max l'eruoe
     – Bacci
     – Biscia
     – Shaggy
     – Berta filava
     – Carlito
Il tempo prevede giornata umida, con probabili piogge almeno durante la mattinata, il che renderà il pallone particolarmente scivoloso e infido; per fortuna è ovale e noi lo maneggeremo alla perfezione, come sempre…
Il fatto che ci saranno degli esordienti non esime i veterani dalla preoccupazione; Pilu potrebbe fare l'arbitro, se non riesce a giocare, e anche l'arbitro può vincere il trofeo MdM (vedere quiqui)
A margine, se qualcuno volesse saldare i conti per il viaggio in Irlanda, sarà ben accetto; altresì sarà ben accolto chi si presentasse fornito di macchina fotografica.
Se vimu!








venerdì 8 novembre 2013

Ireland tour 2014 II

Ok, abbiamo dormito un po', e questo ci costerà qualche euro in più per l'aereo, ma il tour è salvo.
A marzo saremo a Dublino, per l'incontro del Sei Nazioni tra Irlanda e Italia e per giocare un match contro una squadra old di lassù.
Che ci imbottirà come un panino, probabilmente, ma cercheremo di vendere cara la pelle.
Intanto, l'ostello prenotato si vanta di essere vicino a molti siti interessanti nella città, come la cattedrale di san Patrizio e il castello, ma anche alla fabbrica della Guinness – e ciò non è male…

lunedì 4 novembre 2013

Ireland tour 2014

Stamattina ho prenotato un ostello a Dublino, meno di trenta euro a testa a notte. Buono, ma la mazzata è giunta improvvisa: il prezzo del biglietto aereo è lievitato di circa cento euro, pare.
Io andrei lo stesso, ma ovviamente posso decidere solo per me. Temo che il tour irlandese sarà cancellato…

giovedì 31 ottobre 2013

Viva il (Pussy) Doc

Questa sera un po' di festa, ma triste, ma anche no. Perché il Doc appende le scarpette al chiodo, dopo oltre quarant'anni di carriera rugbistica, tutta in mischia. Numero più alto sulla maglia, il sette. Quindi bisogna fargli un degno saluto, una bella festa. Ma se smette, la festa non sarà proprio così bella, un po' di malinconia. Ma anche no, perché il motivo della scelta è un intervento agli occhi. Ha già programmato l'acquisto di un paio di occhialini protettivi speciali, ideati forse per il soccer, ma andranno benissimo anche per il rugby football union, e che diamine!
Il vero problema, quando sarà, saranno i pantaloncini rossi, e poi viola e poi ancora, quelli oro.
Ma c'è tempo, c'è tempo.
A stasera.

giovedì 24 ottobre 2013

Tutti piloni

Me compreso.
Albe spiega l'esercizio e, nel migliore dei casi, al primo tentativo qualcuno si caga il pallone. Nel peggiore, lo fa cadendo e prendendo una calcagnata nei bassifondi. Ma tace e trattiene l'urlo fantozziano, forse perché si vergogna.

Esercizi facili, eh? mica roba da Player of the year: né Dan Carter, né Brian Habana. Quattro gruppi agli angoli di un quadrato, si corre dritti e si passa la palla. Facile no? Solo che ogni tanto, oltre al solito pallone che va da tutte le parti – rigorosamente da solo e non in mano a qualcuno – si assiste a qualche sportellata che manco a Vallelunga quando correvano le Abarth e le Giannini…

Oppure gli shuttle, corsa fino ai cinque metri, tocco a terra, indietro e tocco a terra, avanti e indietro così per cinque volte. Regolarmente alla terza qualcuno sbanda, o si ferma, oppure corre in cerchio; basta poco per fermare l'afflusso d'ossigeno al neurone, triste e solitario, che ci alberga nel cranio.

Per fortuna l'Uomodelcerino, uno dei pochi non–piloni, rallenta la tortu… l'allenamento con un po' di stretching. E per fortuna, non è indispensabile, nello stretching, riconoscere la destra dalla sinistra. Basta fare l'esercizio (più o meno quello proposto da Sergio) una volta da una parte e una dall'altra. Non giurerei di riuscire a farlo, io stesso, un numero pari di volte. Già faccio l'esercizio, dovrei anche contare?

Ogni tanto, AleUgo si mette d'impegno e spiega chiaramente cosa dobbiamo (dovremmo) fare, in linguaggio che anche un bambino può capire.
Già, un bambino. Ma un pilone?
Tutti piloni, anche i tre-quarti.

Ma la somma, il succo, il significato di tutto questo lo dà Piero in club–house: «Ma che cavolo di vita ho vissuto, prima di conoscervi?»

Sabato 16 novembre si gioca. A Recco, col Cus Pisa.
E vediamo di non esagerare con la pilonaggine.

venerdì 11 ottobre 2013

Dove si parla di muffa (con la 'f'), rispetto, M.d.M. e libri

– Nel post intitolato 'Il mare di Bering' parlo della moule, traducendo dall'inglese all'italiano come maglio. In realtà, la parola moule in inglese non esiste, e maglio si traduce mallet. Probabilmente, quando gli inglesi parlano di questa azione di gioco si riferiscono alla maul, e il dizionario Collins–Giunti traduce questo termine con sbranare, dilaniare. Abbiamo altresì il termine moule nella lingua francese, però vuol dire muffa ('Poffibile?', direbbe Pierino…)
– Ieri sera a guidare l'allenamento è stato il nostro Man of the Match Sergio Uomodelcerino. Dimostrando assai poco spirito rugbistico, non lo abbiamo rispettato come facciamo invece con Ale Ugo o Alberto. In compenso sono distrutto, oggi, e spero sia così anche per gli altri. Vuol dire che comunque lui ci ha fatto 'nu mazz tanto, a prescindere, e i fatti gli danno ragione.
– Dopo il torneo di Settimo Milanese, sull'onda dei successi ottenuti e distratti dalle prodezze extra rugbistiche di Ismaele–Shaggy non abbiamo eletto il nuovo Mani di Merda, quindi il precedente portatore del trofeo decade e il titolo rimane vacante.
– Ieri sera, in club-house dopo l'allenamento, parlavo di libri con Piero Reef (Helsinki, per i distratti) il quale mi ha detto (testuali parole): «Io a casa ho un mucchio di libri, veramente tanti, e li leggo pure! Non li uso solo per fare spessore quando serve». Ovviamente so che è vero, perché suo figlio un giorno gli ha detto: «Papà, tu dici che vai a lavorare, ma te ne stai lì seduto tutto il tempo a leggere e non fai altro, che lavoro sarebbe»?

mercoledì 9 ottobre 2013

Perché l'homo sapiens può definirsi così?

Metto in rete ancora una volta un brano di un testo inedito, brano che già pubblicai in altro sito internettiano, tempo fa. Qualche lieve modifica è stata apportata, rispetto all'originale; inoltre, qui come nel post precedente è stato per Big, non mi sto facendo bello con le parole di altri, è farina del mio sacco. Credo che quasi nessuno delle Orche lo abbia mai letto prima d'ora, per cui, enjoy it
 
Può darsi che correre dietro a un sacco pieno di vento sia un'attività stupida. Certamente lo è se lo si fa in gruppo, tutti in pantaloncini corti e con l'unico intento di sottrarre detto sacco a un altro gruppo similare per andare a depositarlo – ripetiamo: il sacco – in un particolare settore del prato su cui si sta per l'appunto sgambettando disinvoltamente in mutandoni. Volendo, è facilissimo rincarare la dose: sociologi, filosofi e dotti studiosi delle discipline più disparate hanno indagato per secoli (se non per millenni) cercando il quid che differenzi l'uomo dalla bestia.
"L'uomo è un animale sociale", tanto per cominciare dall'antica Grecia, oppure "È stato creato così perché fatto a immagine e somiglianza di dio". Di quale dio poi si tratti, in realtà non si è mai saputo con precisione, ma ci stiamo occupando di altro al momento.
Più di recente, è stata avanzata l'ipotesi che la capacità di ridere sia uno degli elementi realmente distintivi dell'essere umano; e in effetti, consci del fatto che il riso abbonda sulla bocca degli stolti, si potrebbe pensare che ciò abbia messo fine all'affannosa ricerca.
Il dubbio sorge (anzi: risorge) non appena vediamo l'espressione gaudente del nostro cane, quando rientra dal giardino, dove ha da poco seppellito con estrema soddisfazione un mezzo panino trafugato con abilità dal tavolo della cucina. Non solo il naso sporco di terra lo tradisce: c'è pure il suo sogghigno beffardo, rivelatore inequivocabile della malefatta e del divertimento tràttone.
Allora ci rivolgiamo ad argomenti più truci: "L'uomo è l'unico essere che uccide per divertimento". Ma non tutti gli uomini, e per fortuna, sono così: piuttosto va precisato come il limitatissimo numero di serial killer in circolazione (i quali, tra l'altro, non è detto si divertano poi tanto…) eviti l'estinzione della specie homo sapiens sapiens (per quanto, ciò potrebbe essere un bene per il pianeta Terra) e rivelandosi un'affermazione applicabile solo a un'esigua minoranza, decade immediatamente di validità.
Vediamo quindi come tutta questa faticosa, logorante, complicata speculazione abbia prodotto invero miseri risultati. E di conseguenza, essendo le risposte al quesito iniziale alquanto difformi e spesso in aperta contraddizione tra loro, ci vien da supporre che il problema sia innanzitutto assai lontano dall'essere risolto e in seconda battuta…
…che tutto sommato non sia nemmeno un problema.
Infatti, la soluzione esiste, ed è pure molto semplice: la vera, reale, sostanziale differenza tra l'essere umano e gli animali è il gioco del rugby. Il sacco di vento inseguito da trenta energumeni in braghette. La partita di scacchi giocata in velocità su un prato.
Va be', adesso non state a pignolare e a tirar fuori la storia dei giocatori di prima linea: sono quindici i componenti di una squadra, e dodici di loro non sono piloni o tallonatore. Per cui, la differenza tra l'uomo e la bestia è dimostrata, sia pure a maggioranza e non all'unanimità.
Si aggiunga a tutto questo che, molto spesso, in mezzo a quella frotta di persone (e abbiamo ormai stabilito che di creature pensanti si tratti, non di belve) che braccano una vescica di maiale (o almeno l'oggetto che ne ha preso il posto) troviamo fior di avvocati, medici, ingegneri, letterati e altri eruditi nelle scienze e arti più nobili. In combutta, pari tra i pari, con metalmeccanici, minatori, manovali senza specializzazione alcuna e altri che di lettere hanno esperienza solo perché – absit iniuria verbis – ne eseguono il recapito.
A lato di tutto ciò, il semplice e tuttavia clamoroso fatto per cui il qui presente blogger bastian contrario sia diventato felice e orgoglioso partecipe di una (o più) di tali equivoche compagnie, riesce pertanto a riappacificarlo in toto con l'universo mondo, crudo e patrigno, il quale troppo spesso gli nega la benché minima soddisfazione spirituale.
E spesso, ahimé, financo materiale.

lunedì 7 ottobre 2013

Un colpo da maestro (modestamente)

Bene, ho avuto in tasca per qualche anno la tessera da giornalista, e poi l'ho restituita, per una serie di motivi che esulano, assolutamente, da questo blog. Nel frattempo, una cosa l'ho imparata: farsi bello con le parole degli altri.
Però io ve lo dico, che degli altri sono, quindi vai con le citazioni:
Appena il mediano mette le mani sul pallone, voglio che la difesa salga come un branco di dobermann! (Ale One man band, preparandoci all'ultima partita)
Il nord ovest è come il mare di Bering, terreno di caccia per le Orche (AleCrosta, commentando il risultato del torneo di Settimo Milanese)
– Cazzo, per forza vincono, avete visto come gioca quel numero nove? (Anonimo giocatore degli Old Babbyons, riferito alla prestazione di Sergio Uomodelcerino)
Non c'è niente da fare, sono affiatati e organizzati meglio, e in moule vanno sempre avanti loro (Suo compagno di squadra, circa la spinta in moule delle Orche)
Lo sai perché ha segnato? Perché non ha passato il pallone all'ala… (Giocatore delle Orche dopo la prima meta di Max l'Eruoe)
– Un po' sto rosicando (Bacci, assente per Salone Nautico)
Anch'io (Raffa, assente per partita della prima squadra)
Ma quando finisce 'sto torneo, io voglio mangiare il panino con la salamella! (Figlia impaziente di un giocatore)
È venuto Shaggy? (Qualcuno in viaggio verso casa rivolto a quelli che invece ancora aspettavano l'autista del pulmino…)
Mi piacerebbe commentare un'immagine di ognuno di voi che ricordo negli sguardi incontrati in campo, ma posso riassumerla in poche parole: siete una grande squadra! (Sempre lui, Ale, assai dopo il torneo)
In pratica succede che, magari a causa di una maglietta o belinate simili, ti chiedono se giochi a rugby. E tu a dire: "Sì, cioè, no, giocavo, peraltro a livelli bassi, ora gioco quando capita con una squadra old, di vecchietti, in pratica un po' come giocare scapoli contro ammogliati… Sì, a Recco, ma noi con la prima squadra non abbiamo un cazzo a che fare, loro stanno su un altro pianeta..."
E così riconduci l'interlocutore a pensieri più miti, magari stava già a pensare che tu fossi uno serio, un rugbista vero. Poi ti capitano anche giornate come quella di sabato, durante le quali TUTTO, dalla colite pre-partita fino al fischio finale, passando per le parole iniziali di Teo e quelle lapidarie di Ugo, con in mezzo la tromba che suona il Silenzio in memoria delle vittime di Lampedusa, parla di quella roba lì, un po' strana, a volte sanguinolenta, che ci piace tanto, e non sto parlando della mussa, che quella ormai... Non siamo gli All Blacks, capitano Ugo, ci sforziamo di pensare come loro (e già questo a me costa grande fatica…), però a volte sembriamo proprio una squadra vera, con tutti i cazzi al posto giusto. Grazie a tutti. (Quel vecchio filibustiere di Big Jim, anche lui uso a farsi bello con parole di altri. Sul palcoscenico, però, ed è un'altra cosa)

domenica 6 ottobre 2013

Il mare di Bering

Ieri, sabato 5 ottobre, torneo a Settimo Milanese, al quale le Orche hanno partecipato; vediamo com'è andata partendo da una analisi del gioco.
Attacco – Inizio poco fluido; nella prima partita si sono create molte buone occasioni, tutte sprecate per un soffio. In genere era l'ultimo passaggio – quello destinato all'uomo 'in più' in fondo allo schieramento offensivo – ad andare perso. L'impressione, vedendo da fuori campo, era che ci fosse troppa precipitazione, troppa fretta di concludere col risultato di far cadere il pallone o di passarlo in avanti. A questo proposito, lode all'arbitro, sempre attento e preciso nel fischiare – e nel lasciar correre quando era il caso.
Così, la nostra prima meta (da Silvio Sniper) arriva all'ultimo istante, con l'arbitro che fischia la marcatura e la fine del match. Ma nelle due partite successive, pur con altri errori causati come sempre dalla foga agonistica, dalla voglia di fare alla svelta – o, come dice il nostro capitano Ale One man band, dall'orgasmo che ci prende quando siamo in campo – le fasi d'attacco hanno funzionato molto meglio e hanno fruttato altre sette mete.
Difesa – Questa ha funzionato alla grande: nessuna meta subita, e ciò basti. A dire la verità, non abbiamo quasi mai giocato dentro i nostri 22, e poco anche nella nostra metà campo. Quindi, non c'era la preoccupazione di dover fermare ad ogni costo l'avversario, perché la nostra linea di meta era sempre ad almeno 60 metri lontano, togliendo di dosso l'affanno che ci ha fatto sprecare tanti palloni in attacco.
Comunque, gli schemi suggeriti durante il riscaldamento da Ale (One man band, capitano, coach, coordinatore, motivatore, manca solo che faccia il portaacqua) hanno funzionato: appena il mediano avversario metteva le mani sulla palla, la nostra difesa saliva mettendo sempre una pressione incredibile e riuscendo molto spesso a rubare l'ovale.
Touche – Con la mischia no-contest, gli avanti hanno questa fase di gioco per mettersi in mostra; e ieri le cose sono andate abbastanza bene. A lanciare, esordio di Andrea Seal, che se l'è cavata bene; in ricezione, buona prestazione generale: qualcuna l'abbiamo rubata, sui lanci avversari, e anche quelle perse in genere non facevano partire azioni alla mano, anzi, spesso c'era il turn-over.
Moule – Parola inglese che significa 'maglio'. Anche quando erano gli altri a impostarla, l'avanzamento era sempre a nostro favore. Mentre ero a bordo campo, sentivo i commenti delle altre squadre: sulle moule concordavano tutti che era meglio lasciar perdere, tanto eravamo più forti noi…
Le partite – Iniziano, nell'altro girone, Old Babbyons VII Mi contro Olders Seregno e finisce 1–1; a seguire, le Orche Recco battono uno a zero gli Old Blacks A (causa forfait di Bergamo, i padroni di casa hanno messo in campo due formazioni). Come detto sopra, abbiamo sprecato molte occasioni, ma alla fine Silvio – schierato come mediano di mischia – ci ha messo una pezza, prendendo la palla da una ruck e volando in meta. Poi, zero a zero tra i Babbyons e Old Blacks B, mentre nella nostra poule Lecco vinceva 1–0 contro i Blacks A in un match con qualche scambio di opinioni piuttosto animato.
Terzo pareggio nell'altro girone, 0–0, tra Seregno e Blacks B, mentre noi vinciamo tre mete a zero con gli old lecchesi (Max l'eruoe, Sergio Uomo del cerino e Cristal gaucho Claudio).
A questo punto le finali: per il quinto posto, sfida casalinga tra gli Old Blacks A e B, finita se non ricordo male 1 a zero. Ma non so a chi attribuire la vittoria, sinceramente. Per il terzo posto, Seregno si impone agevolmente (3–0) su Lecco, e noi incontriamo per il primo posto i Babbyons, arrivati in finale per sorteggio.
Partita a senso unico, tutta giocata nella loro metà campo, con mete per noi di Chris Juggernaut due volte, Igor Shaggy e Max l'Eruoe.
I nostri compagni rimasti a casa per vari motivi si tenevano informati via WhatsApp: il commento più bello giunge da Ale Crosta: 'Il nord ovest come il mare di Bering, terreno di caccia per le Orche'.

martedì 1 ottobre 2013

Un mese dopo…

…il primo allenamento stagionale, le Orche parteciperanno al primo torneo stagionale.
Saremo in quel di Settimo Milanese, con gli Old Blacks e Lecco nel nostro girone, mentre dall'altra parte si scontreranno gli Old Babbyons, il Seregno e Bergamo.
Quindi, partite incrociate per stabilire la classifica finale: terza, seconda e prima dei due gironi disputeranno le finali per il quinto, terzo e primo posto.
Saremo in ventidue, salvo defezioni dell'ultima ora, numero che ci consente di affrontare l'impegno con una certa tranquillità; non posso evitare di citare tra i presenti Carletto e (ma non è il suo esordio) il Nano, che ha raggiunto i limiti di età per la prima squadra (ma ce la fa ancora benissimo, per nostra fortuna).
A sabato prossimo!

giovedì 5 settembre 2013

Siamo sopravvissuti

Due post in un giorno, datosi che l'evento merita. Ma voglio solamente fare un banale resoconto cronologico di quel che stasera si è visto in quel di Recco.
Il titolo di questo secondo post mi è stato suggerito da OneManBand. Sì, quello che canta e porta il cristo. Alla fine dell'allenamento e della cena.
È molto piacevole ritrovarsi con gli amici dopo un paio di mesi di pausa estiva; anche stasera faceva caldo, in effetti, perché l'estate non è mica finita. E per rinfrescarci, giri di campo, skip, allunghi e scatti, balzi e ancora giri di campo. Il tutto, inframmezzato da un po' di stretching guidato da Uomodelcerino.
Uomodelcerino, nella vita (nella vita normale, intendo, a parte il rugby), fa l'insegnante. Quello che una volta si chiamava il maestro elementare, ma stasera abbiamo pensato che la sua scuola in realtà sia a Guantanamo
Oddìo, non è che coach  Zeus e Giova siano stati da meno: il secondo ci ha fatto fare i balzi (oltre lo skip e le corse) e il primo giri di campo a tutte le velocità possibili.
Comunque, ritrovare Teo e Mail (Marione), Tortellino e The brain, il pericoloso Silent assassin (il nickname dice tutto) e Dudu più gli argentini – tutti assieme, è una goduria. Le mogli non possono capire, mi spiace.
Peraltro, nessuno di noi ha intenzione di spiegare, ché sarebbe 'nutile.
Bene, dopo il mazzo (solito) con l'atletica e le corse, giochiamo al tocco.
Senza correre. Si gioca con le regole consuete, ma non si corre: si sculetta a passo di marcia, che sembriamo tutti delle checche isteriche ma sghignazzanti.
Finché il coach non si rompe il belino pure lui di quella pantomima e dà il break: «Ora tocco normale, si corre».
Si conclude così la parte sul campo. A seguire, club house per il terzo tempo. L'ineffabile Lu ci annuncia: «Ho scongelato il pesto».
«Ricongelalo, stasera pasta con la 'nduja e il peperoncino di Pilu». Antipasto, capocollo calabrese, salame piccante e salame di fegato portato da Primiano. Oltre alla birra, aglianico di Max l'eruoe.
La pasta – per me, normale – ha fatto sudare non poco lo stesso Pilu, e versare calde (ovviamente) lacrime a più di un pilone. Per fortuna (per loro), il vino ha contribuito ad assorbire il piccante. Anche se Biscia era dichiaratamente ciucco perso e straparlava (ma forse straparla anche da sobrio, non so…)
Ok, tutto qui. Limoncino finale, sigaretta per chi fuma, ci si vede giove prox.

Una nuova stagione

Questa sera le Orche Recco ricominciano. Lo so che avrei dovuto postare prima questa cosa, ma sono più pigro di un bradipo addormentato.
Ragion per cui, accontentatevi.
Il nostro vice capitano e vice coach, OneManBand (perché canta e porta la croce, di solito), ha inviato la seguente mail a tutti(e) le Orche:

«Ciao manica di vecchie bagasce,
spero di ritrovarvi tutti neri e rotondi come degli pneumatici.
Giovedì che scarpe portiamo? Corriamo in campo o ci andiamo a fare dei giri per strada»?

alla quale la maggioranza delle risposte è stata: «Campo»!

Ma mi sento in dovere di riportarne alcune, delle mail di risposta.

AleCrosta (Jeffrey): «Campo+ botte ( scusate ma sono in astinenza) aaaarrrghhh! :=( verrrò a salutarvi».
Uomodelcerino: «campo botte birra pastasciutta». (A questa mi sono associato io…)
Biscia: «FUORI CAMPO!!
(e dai che sono l'unico!!)
(manicadibuliccimisietemancatimancofostefiga..)».
Dudu: «campo! finche tiene il ginocchio e poi birra.
Vengo soprattutto per salutarvi.
Bulici.
Sono rientrato ieri dal Cile e riparto a fine settembre.
Vi saluta,
L'uomo che ha fatto le ultime tre estati rotto».
The brain: «Fuoricampo più scale». (Solo The brain poteva rispondere così…)

Primo impegno stagionale, a Settimo Milanese il 5 ottobre (torneo).

lunedì 22 luglio 2013

Ite, missa est (Andate, gliel'abbiamo messa in saccoccia…)

Be', la cronaca di ieri non era completa, ci sono alcune postille necessarie.

– Il (glorioso) trofeo Mani di Merda ha un nuovo detentore, che si glorierà – per tutta l'estate e fino alla prima partita della prossima stagione – delle manone bianche: si tratta di Carletto*, nominato da apposita Commissione di Saggi. Sì, sì, di saggi (non di Shaggy): come ho già detto da qualche parte, persino nel rugby old ci sono dei saggi. Io, addirittura, ho anche la barba bianca. E scusate se è poco…
*Attenzione: non ho detto che lo abbia meritato, sia pure con un knock on clamoroso nella partita con Rho. Ho detto solo che la C. di S. gliel'ha attribuito, e punto.

– Purtroppo un giocatore di un'altra squadra (Coyotes Cernusco?) ha subito un infortunio alla spalla, penso una clavicola fratturata, durante una partita. Noi, invece, ci siamo ammaccati (io e Brain) durante il riscaldamento. Meglio farle subito, certe cose: chi ha tempo non aspetti tempo.

– Non è totalmente nello spirito del rugby old mettere in palio un trofeo come è stato fatto ad Aosta l'altro giorno. Il Decalogo del Rugby Old parla chiaro a tal proposito. La regola n° 10 poi è molto esplicita per quanto riguarda la saggezza dei vecchi ruggers.
Ondeconciòssiaccosacché, non pubblicherò su questo sito le statistiche delle Orche per la stagione 2012/2013, ma le manderò privatamente agli altri odontoceti. Che si masturbino chiusi nelle loro stanzette, come si è sempre fatto da che mondo è mondo!

– Peraltro, quattro vittorie e un pareggio con dieci mete (a zero!) all'attivo, non è proprio malaccio.

– Tanto per rimanere nello spirito old, a un tratto mi avvicino a un giocatore del Seregno che a bordo campo guardava i suoi contro i franzosi del Mentone. Gli chiedo il risultato e mi dice: «Vinciamo uno a zero». «Bene», commento, e vado subito a spifferare la cosa ai miei compagni di squadra.
Ce ne fosse stato uno a riuscire a nascondere la soddisfazione: il nano Gongolo ha trovato ventisei fratelli in un colpo solo…

Cari cetacei, ora andate pure a fare… …le vostre sacrosante ferie: attenzione a non spiaggiarvi.

domenica 21 luglio 2013

«Siate onesti, non toccate il pallone»!

Bene, l'ultimo impegno stagionale è andato; ora non ci rimane che la cena sociale di fine stagione e saremo a posto fino a settembre (ottobre)?
Sabato 20 luglio, un branco di ben ventisei Orche si è spinto fino a Gressan (Aosta): decisamente fuori habitat, il mare è a oltre 200 chilometri e la Dora non può sostituirlo.
Ma procediamo con ordine; verso le tre del pomeriggio, un po' alla spicciolata, ci siamo presentati sul terreno di gioco, un enorme spiazzo sul quale erano stati tracciati due campi.
Le dimensioni erano inferiori a quelle regolamentari, ma trattandosi di old la cosa non ha guastato, anzi! Il sole picchiava implacabile, però, e qualche timore c'era – insolazioni, infarti, deliri di vario genere – visto che si era intorno ai 30°.
Per fortuna, verso l'inizio delle partite una nuvoletta fantozziana è arrivata in nostro soccorso e ci ha concesso di giocare praticamente sempre all'ombra – nonché di evitare gli inconvenienti temuti fino a poco prima.
Sono presenti dieci squadre, che vi elenco in ordine rigorosamente casuale: Chieri, Old Blacks, Poderosa Brescia, Olders Seregno, Citron Mentone (Francia), Coyotes Cernusco, Scuola Militare Alpina, Rugby Rho, gli organizzatori dello Stade Valdotain e le Orche Recco.
Ma ora vi racconto com'è andata, altri dettagli domani. Forse.
Facciamo il nostro esordio contro i neofiti della Scuola Militare Alpina di Aosta, giocano quasi in casa ma per alcuni di loro era la prima partita in assoluto; l'incontro non ha storia, lo abbiamo giocato tutto nella metà campo avversaria e concluso con mete di Gropplero e Caridi.
A seguire ci troviamo di fronte gli organizzatori del torneo: stavolta le cose sono un po' più complicate, i gialloneri sono più esperti dei militari e tengono botta abbastanza a lungo. Un'azione di Carletto Gatti, con finte e controfinte, un paio di placcaggi rotti e una lunga corsa a zig zag ci ha portati sull'uno a zero. L'ultima azione della partita vede un deciso contrattacco dei valligiani, con fuga sulla sinistra di un loro giocatore che giunge sulla linea dei ventidue e la scambia per la linea di meta: si tuffa e segna, l'arbitro fischia, ma ovviamente non la meta bensì l'avanti e la fine della partita…
Terzo match con i Coyotes di Cernusco; nuovamente partita senza storia, tutta in avanti per noi. Vanno a segno Sniper Di Caro, Shaggy Balducci, il coach Peri e conclude Lagomarsino.
Il prode Andrea, sepolto col pallone sotto un cumulo di una dozzina almeno di giocatori, urla: «Non toccate il pallone, siate onesti, non toccate»! perché l'arbitro non aveva visto chiaramente la conclusione dell'azione. Quindi, quando tutti si sono rialzati, ha potuto concedere la marcatura.
Infine, il Rugby Rho, avversario di tutto rispetto: un paio di errori nei minuti iniziali ci condizionano mentalmente, e il gioco è molto equilibrato. Dopo un buon predominio recchese, i lombardi si fanno pericolosi arrivando sul finire nella nostra area di meta ma l'arbitro fischia 'palla alta', quindi mischia ai cinque metri. Insomma, un gran nervosismo in campo e zero a zero finale che consegna la vittoria nel girone alle Orche.
Nell'altro girone si impongono gli Olders Seregno, contro i quali disputiamo perciò la finale del torneo.
Stavolta c'è più calma e lucidità, nonostante siamo in ballo da circa quattro ore: Manno, Balducci e capitan Ugolini sigillano il tre a zero finale che ci consegna la coppa messa in palio dall'ottima organizzazione valdostana.

domenica 30 giugno 2013

Aosta si avvicina

No, non si avvicina per la tettonica delle placche (o a zolle), né per la deriva dei continenti: si avvicina nel tempo.
E nel tempo altri temerari si sono aggregati al gruppo; di seguito l'elenco aggiornato: 
1 Apollo Raffa
2 Annunziato
3 Mezzalira Bacci
4 Igor Shaggy
5 Pussy Doc Bedo
6 Fumé (Maledetto)
7 Berta filava
8 Rescuer (Lore)
9 Casanova
10 Franz von Groppler
11 Max l'eruoe
12 Carletto
13 Andrea Seal
14 Map the gap
15 Mario Weight
16 Massone
17 Silent assassin
18 Chris
19 Micky the Brain
20 Zeus Albe
21 Big Jim
22 il Tolla
Ventidue, il minimo sindacale per un torneo, anche se qualche defezione dell'ultimo secondo ci sarà. È fisiologico.

mercoledì 26 giugno 2013

Ca custa lon ca custa

Ca custa lon ca custa, cioé, 'costi quel che costi'. Non è un motto di epoca fascista, ma precedente; fu adottato da vari battaglioni, alpini va da sé, e in versione completa recita 'Ca custa lon ca custa, viva l'Austa'. Costi quel che costi, viva Aosta.
Si trova in Eritrea inciso sulla seconda trave del ponte di Dogali 'generale Menabrea', sulla strada tra l'Asmara e Massaua. Il ponte fu costruito agli inizi del secolo scorso (stiamo parlando del Novecento, 'gnorantoni!) da militari per lo più piemontesi (e si capisce quindi il perché di tale scritta).
Tutta questa pappardella per annunciare pubblicamente, gaudium magnum, che il 20 luglio prossimo saremo in quel di Aosta, per l'appunto, nell'ultimo torneo della stagione 2012/2013.
Al momento siamo ancora un po' risicati, i primi caldi forse hanno fatto ripiegare il capino ai più, ma spero di arruolare altri temerari giovedì prossimo.
Gli ardimentosi, per ora, rispondono ai nomi di:
Apollo Raffa
Annunziato
Mezzalira Bacci
Igor Shaggy
Pussy Doc Bedo
Gian Pilu
Casanova
Max l'eruoe
Carletto
Map the gap
Mario Weight
Massone
Chris
Micky the Brain
Zeus Albe
Big Jim
il Tolla.
Se veramente il caldo vi affloscia, o miei baldi team mates, sappiate che si gioca ad Aosta, e non a Massaua: tra l'una e l'altra ci sono oltre 7000 (settemila) chilometri di distanza…

martedì 11 giugno 2013

VII Torneo delle Repubbliche marinare (…n'ata vota…)


Pubblico quanto ricevuto da zio Tarzàn; non ho avuto modo di controllare con adeguata precisione i nomi dei partecipanti, per cui sono certo che ci sarà chi troverà da ridire.
Ma – absit iniuria verbis – me ne impippo.
Ribadisco peraltro che l'anno prossimo si giocherà in casa, tra le mura della Superba, e chi ha orecchie per intendere, intenda.
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VII EDIZIONE DEL TORNEO DELLE REPUBBLICHE MARINARE
ovvero
Mancò la fortuna non il valore, Alessandria d’Egitto 111 Km
*
Tirrenia, Centro Sportivo Coni l’8 giugno 2013
*
Franchigia Genovese composta da:
Allegretti (capitano), Quiroga, Sposaro, Balducci, Capalbo, Durelli, Ricchebono, Nicosia, Di Tota, Saturnino, Gropplero I, Martino, Lerda, Ugolini, G. Oliveri, Pizzagalli, Principe, Galiberti, Mapelli, Mantovani, Peri, Boero, Conti, A. Olivieri, Scarpa, Vassallo, Micco, Annunziato, Lagomarsino, Morasso, Parodi, Rotella, Pittaluga, Mangiapanello, Costa.
*
Genova 1 – Venezia 4
E’ mancato solo un soffio al raggiungimento dell’obiettivo che ci si era prefisssati con i contubernali recchellini; ha fatto difetto un po’ di concentrazione nella partita con Venezia, che vedeva schierato il miglior XV possibile a nostra disposizione. Una insufficiente comunicazione tra reparti, una svista, un placcaggio mancato e ci ritroviamo con ancora le maglie pulite ma sotto di due mete.
L’affanno di correre contro il cronometro dell’arbitro – un po’ bisteccone e parecchio incompetente – ed un avversario bravo ed ordinato che placca tutto quello che di bianco si muove al di sopra dell’erba e ne prendiamo altre due. Il punto dell’onore è stato messo a segno dall’ovunque presente Alessio Costa.
*
Genova 1 – Pisa 0
Un po’ di riposo ed è già tempo di affrontare Pisa; è questa la partita psicologicamente più difficile perché la compagine toscana è (a tacer d’altro) la più spigolosa di tutte e bisogna affrontarla con ancora in testa i quattro rimbombi veneziani. Ma ecco il miracolo, ecco il segno divino e come durante un furioso temporale la nuvolaglia si dissolve penetrata dal poderoso sole così a conclusione di una furibonda ruck se ne esce il recidivo Costa che, solitario, nel gelo che scandaglia la profondità dei cuori pisani, si invola verso la lontana area di meta segnando il punto della Vittoria.
I resti di quella che fu tra le più agguerrite squadre old ritornano in disordine e senza speranza agli spogliatoi che avevano lasciato con orgogliosa e sfrontata sicurezza.
*
Genova 6 – Amalfi 1
Quella con Amalfi è stata una bella partita di rugby old con gente dal giusto tasso di vetustà, con una robusta dose di simpatia, che aveva voglia di divertirsi e di far divertire. Non c’è stata storia nel punteggio [mete di Gropplero, Capalbo, Pizzagalli e Ricchebono (3)] ma tutto da imparare dai coloriti frizzi goliardici e dagli irrituali incitamenti azzurri provenienti dalla tribuna.
*
Tutti bravi, e non solo quelli che hanno avuto in sorte di segnare o di giocare nelle formazioni vittoriose. Il brillante secondo posto – a distanza di un punto dalla vincitrice Venezia - la dice tutta e con chiarezza sulla riuscita dell’esperimento della Franchigia Genovese che va senza meno approfondito e amplificato.
Un grazie dunque, senza se e senza ma, agli Amici di Recco ed al loro Capitano Allegretti che hanno reso possibile questa bella esperienza.
Una parola in più per Franz Katerpillar Von Groppler non perché abbia meritato più degli altri ma perché più degli altri, più di tutti gli altri, è sempre comunque pronto a lanciare la stampella sui reticolati avversari; ogni partita è una sfida al mondo ed alla fine i conti tornano sempre: per lui due più due fan sempre cinque.

Terzo tempo un po’ opaco in locali da mensa del dopolavoro ferroviario con luci e sapidità da mensa ospedaliera. E’ stato dunque naturale finire a caccia di chianine e concludere l’evento in una braceria in cui l’oste, tanto perché l’attento lettore possa capire, ad un certo punto della serata ha dovuto innalzare il cartello “non c’è più carne”; in compenso ha però esatto il pagamento anche di quella che non ci ha dato. Da segnalare nell’occasione la virtuosa esibizione canora di don Luciano (better known as Big Jim) - accompagnato alla controvoce dai chierichetti Mantovani & Martino & Mapelli (M&M&M bros) - che ha avuto il merito di illustrare, agli ignari pargoli presenti, le vette di lirismo che possono essere raggiunte con qualche fiasco di buon Chianti sul tavolo.
*
Dalla C. N. N. è tutto, felice e contento also sprach
Zio Tarzàn

domenica 9 giugno 2013

VII Torneo delle Repubbliche marinare

Ieri, sabato 8 giugno 2013, si è svolto a Tirrenia, sui campi dell'Accademia Federale Rugby, il settimo Torneo delle Repubbliche marinare. Genova era presente con una selezione composta da Orche Pro Recco e Cavalieri di san Giorgio. Da Recco partecipavano: Allegretti, Balducci, Costa, Di Tota, Durelli, Lagomarsino, Lerda, Mapelli, Peri, Rotella, Ugolini, Annunziato. Arrivati a destinazione, incontro un Muccato (nickname Penna Bianca) che gioca con Venezia e mi conferma quanto già circolava negli spogliatoi del Carlini e dell'Androne: «Occhio che qui c'è molto agonismo in campo».
Cioè, qui si gioca per vincere, alla faccia del rugby old.
Il cielo è coperto, la temperatura calda ma non troppo; terreno di gioco in condizioni perfette. Verso le 15:30 la sfida tra i biancorossi di Genova e i biancoverdi di Venezia apre le danze; nei primi minuti i nostri avversari riescono a segnare due mete, entrambe le volte con penetrazioni sulla sinistra del nostro schieramento difensivo. Sono mancati un po' i placcaggi, probabilmente più per una certa lentezza nella difesa che per reale inferiorità tecnica. Il primo tempo si chiude sul 3 a 1 per i veneziani, che vincono alla fine per quattro mete a una (Ale Costa il nostro marcatore), meritatamente, certo – ma anche grazie a nostri errori.
La nostra seconda partita è contro Pisa, composta sostanzialmente dai Pirati (Cecina, Livorno, Pisa), organizzatori del torneo. L'incontro è molto equilibrato e rimane a lungo sullo zero a zero, ma certo non c'è da annoiarsi: in parecchie occasioni ci sono scintille in campo e diversi 'scambi di opinioni'…
Comunque, nuovamente Ale Costa trova un varco nello schieramento dei neri e parte in progressione. Apparentemente era poco convinto, in un primo momento, poi accelera e con la coda dell'occhio controlla gli avversari che lo inseguono, riuscendo a tuffarsi in meta. Rimarrà l'unica meta della partita, e ci consegnerà la vittoria.
Ultimo match, con Amalfi a corto di giocatori e sicuramente più stanchi di noi; con loro scende in campo anche il nostro Di Tota.
Ma il rispetto dell'avversario, nel rugby, è anche questo: so che vado incontro a una sconfitta certa, ma scendo in campo e faccio del mio meglio, senza nascondermi e giocando lealmente. Oppure so che sono favorito, ma gioco senza prendere in giro l'avversario: il risultato finale scaturirà dal gioco, non dalle finte. Infatti, sarà un 6 a 1 per Genova – il che non è comunque una punizione per i campani, ma espressione di quanto visto (e fatto) in campo.
Il match che chiude la giornata, e che deciderà la classifica finale, è tra Venezia e Pisa. Il fischio finale è arrivato con qualche minuto di anticipo sul tempo previsto a causa degli scontri troppo decisi tra i giocatori. Non ho assistito direttamente agli ultimi momenti della partita, per cui posso solo riportare quanto mi è stato raccontato. In breve, il succo del discorso è che la partita è finita in rissa, e si è chiusa sullo zero a zero. Qui sotto, risultati e classifica; il prossimo anno il torneo si disputerà a Genova.
Venezia–Genova 4–1
Pisa–Amalfi 1–0
Genova–Pisa 1–0
Venezia–Amalfi 4–0
Genova–Amalfi 6–1
Venezia–Pisa 0–0
classifica
 Venezia p. 5
Genova 4
Pisa 3
Amalfi 0

sabato 25 maggio 2013

Avevamo deciso…

…di giocare alle cinque così avremmo sofferto un po' meno il caldo…
E chi poteva immaginare che invece di giocare il 25 maggio (oggi, per inciso) avremmo giocato il 25 ottobre? Gli unici a resistere al terzo tempo in maglia a maniche corte eravamo io e Oreste. Tutti gli altri con felpe e giubbotti, e vai!
Comunque, a good day for rugby, come al solito.
Il Rugby Rho ospite, forse sperava di poter fare anche una scappata in spiaggia.
Invece…
Il match ha comunque offerto spunti interessanti. Il primo tempo vedeva iniziare le Orche con bello spirito, una serie di attacchi che ci hanno dato una certa supremazia di possesso e territorio. Ma la difesa lombarda teneva botta, e la nostra invece tardava ad avanzare, lasciando spazio ai tre quarti biancorossi che ci rifilavano due mete.
I nostri avversari erano ben disposti in campo, decisi nelle azioni e abili nel gioco alla mano. Però noi abbiamo peccato troppo nei placcaggi (quasi inesistenti) e siamo stati giustamente puniti.
La musica è cambiata decisamente nel secondo tempo: Primiano, Carletto, Oreste e Silvio salivano in cattedra, coadiuvati egregiamente da Big Jim, Claudio e Raffaello. Così Silvio Sniper accorciava e Primiano pareggiava. Poi una bella incursione dei rhodensi portava il punteggio sul 3 a 2 per loro.
Ma da un pallone rubato nasceva il contrattacco sul quale Primiano riportava le squadre in parità, e sul finire era Oreste a segnare la meta del 4 a 3 finale.
Il tempo era sempre autunnale; si decideva di fare ancora qualche minuto di gioco, sostanzialmente equilibrato. L'ultima meta veniva da una bella incursione sulla sinistra del nostro schieramento, con Oreste e Claudio che si passavano la palla due o tre volte e segnatura del nostro Cristal Gaucho a concludere l'azione.

Durante il riscaldamento vedo arrivare – mestamente, oserei dire – il Bonfra, senza borsa, mani in tasca e aria afflitta; lo saluto e gli chiedo come va.
«Ho avuto un po' d'infuenza, e poi non mi alleno da un mese almeno…»
Insomma, è venuto a far lo spettatore. Infatti, a inizio secondo tempo me lo ritrovo a fianco in seconda linea…

La seconda meta nostra, opera di Primiano, è nata da un clamoroso furto di palla dentro i nostri 22. A bordo campo:
«Chi ha rubato il pallone, dei nostri?» «Oreste! È di Napoli, chi vuoi che lo rubi il pallone…»

Infine, quando meno ce lo aspettavamo, un comitato ristretto di saggi (…be', per quanto possano essere saggi dei giocatori di rugby old…) ha nominato il nuovo vincitore del trofeo Mani di Merda: il tallonatore Marco (Berta Filava), per i suoi lanci in touche (manco uno dritto).

Doverosa segnalazione per Mario Weight, al suo esordio da flanker alla tenera età di anni 47.

venerdì 24 maggio 2013

sansone

*comunicazione di servizio per tutte le Orche Recco:

gentlemen
ho eseguito il bonifico sul conto corrente del gruppo cinofilo di ernesto 'sansone' renzi
come da lui indicato

è sorprendente come un'operazione puramente meccanica
fatta con l'ausilio di mezzi elettronici
quindi impersonali, freddi, aridi,
possa invece essere fonte di commozione
un saluto a tutti
a domani

domenica 19 maggio 2013

Il (Glorioso) Trofeo MdM!

Il 26 maggio 2012, le Orche Recco partecipano al torneo di rugby old di Brescia. È il penultimo impegno della stagione: qui trovate il resoconto della giornata. Quel giorno, il nostro Pussy Doc aveva portato con sè un paio di guantoni bianchi a quattro dita, praticamente le mani di Topolino, da offrire in premio al giocatore che avrebbe dimostrato di possedere le mani più di merda di tutti.
Il ben poco ambito cadeaux viene assegnato a Max l'eruoe, con votazione plebiscitaria negli spogliatoi.
Rimane in carica, il Max, fino al 16 giugno seguente, quando chiudiamo la stagione agonistica a Recco ricevendo i Barberans Alessandria. A questo link, il solito raccontino di com'è andata. E di come un po' a tradimento Bacci si becchi le manone e se le tenga tutta l'estate…
All'inizio della stagione 2012/'13, si va a esordire a Seregno, il 6 ottobre. Giochiamo tutti male – memorabile il cazziatone di Ale One man band durante l'intervallo – per cui, nell'imbarazzo della scelta, il titolo MdM rimane vacante.
Il nuovo titolare è Rinaldo, quando il 3 novembre andiamo ad Asti in uno dei più bei tornei che abbiamo disputato. Leggete qui.
Il 19 gennaio 2013 giochiamo a Recco con Muccati e Cavalieri, Rinaldo cede lo scettro ma il titolo rimane ancora vacante.
Fino all'undici maggio scorso, quando la velocissima corsa di Shaggy si conclude senza la raccolta del pallone. Nuovo giocatore investito dell'onore: vedremo se sabato prossimo, dopo la partita con il Rugby Rho, qualcuno lo allevierà del peso…
(Dopo i due match disputati a Roma con l'Appia e i francesi dell'Asena Paris, qualcuno ha provato ad attribuire l'MdM a capitan Raffa, ma la cosa non ha trovato il supporto necessario e sufficiente. Insomma, il capitano è il capitano, che cavolo!)

sabato 11 maggio 2013

A good day for rugby (anche se non pioveva)

Non so da dove cominciare. Oggi è stata una splendida giornata di rugby, a Recco: i nostri ospiti provenivano da Haut de l'Arc, vicino ad Aix-en-Provence. Insomma, vicino a Marsiglia, e hanno azzeccato la mossa giusta per appianare la rivalità che tradizionalmente esiste fra italiani e franzosi. Ci hanno portato in dono una quantità di bottiglie di vino.
Ma andiamo in ordine: il tempo era alquanto variabile; dopo qualche goccia di pioggia è spuntato il sole, poi il cielo si è messo sul nuvoloso stabile, con temperatura sopportabile, calda ma non troppo.
Dopo qualche esercizio di riscaldamento, abbiamo disputato una partitella tra Orche e Cavalieri. Più o meno, insomma… Personalmente mi sembrava di non essere in grado di reggere a lungo, ma col passare dei minuti i miei vari doloretti sparsi si sono attenuati.
I nostri avversari non erano in quindici, quindi alcuni di noi sono scesi in campo con la maglia arancione dei transalpini; per quasi tutto il primo tempo il gioco si è sviluppato nella metà campo francese. Si era deciso di adottare la regola dei venti metri, e la frazione di gioco si è così conclusa sullo zero a zero. Stavolta l'arbitro non era zelandese o aussie: abbiamo avuto due fischietti d'eccezione, Vassallo e Pizzagalli, mentre l'ottimo Lorenzo (arbitro dei precedenti incontri, vedere qui e qui) ha sparato qualche migliaio di fotografie*.
E scusate se è poco…
Secondo tempo, si rimescolano un po' le formazioni, e stavolta una meta per i francesi arriva. Segnata da un ragazzino: come sempre, per i cugini d'oltralpe il rugby old non è proprio old. Non del tutto insomma. Buon fair-play in campo, comunque. In una ruck un francese mi spiattella per terra, ma mi chiede subito dopo: «Okay»?
«Okay, okay» rispondo, tutto bene.
Conclusi i canonici quaranta minuti, ritorniamo in campo per altri dieci (o più, non si sa bene). Adesso ci sono francesi con le Orche, Cavalieri con i francesi, qualche Polpo infiltrato di qua e di là…
Segnano AleCrosta, Shaggy e un terzo che al momento non ricordo, ma non posso fare indagini: mia moglie non mi ha ancora chiesto quanto ho bevuto e non voglio metterla in sospetto. Oltre alle bottiglie provenzali c'era anche una cassetta di barbera e gutturnio…
In questo over-time, l'unico episodio – per così dire – spiacevole: un giocatore francese, in campo con la maglia biancoceleste delle Orche si scaglia contro un altro francese (schierato con i suoi, de la Palisse) perchè lo ha – a suo dire – calpestato. La cosa poi si calma, si sa come vanno queste cose nel rugby. Scambi di opinioni.
Terzo tempo rilassante come non mai, anche se chiacchierare in francese è ostico. Ma ci si arrangia. Dopo un lungo periodo di vacanza, viene assegnato a Igor Shaggy il Trofeo Mani di Merda: da un'azione che si stava sviluppando dentro i ventidue delle Orche, qualcuno** spara un calcione rasoterra che spedisce il pallone fino ai ventidue avversari. Shaggy arriva sull'ovale come un Tgv (sembrava Bolt, a parte il colore della pelle), ma al momento di raccoglierlo se lo caga ignobilmente.
Trofeo assicurato.
* fotografie visibili qui
**Il 'qualcuno' era nientemeno che il mitico gattone Carletto.

sabato 4 maggio 2013

Maggio

Mese dedicato al rugby. Intanto, mercoledì allenamento al Carlini con i Cavalieri e giovedì all'Androne, ancora con i Cavalieri. Sabato 11 si gioca in casa con i francesi.
Il sabato seguente, 18, torneo 'Doro Quaglio' a Ferrara con i Muccati di Rugby.it, anche se questo riguarda più strettamente solo me, non so se riuscirò a trascinare qualche Orca fin là….
Il 25, ancora a Recco con gli Old Rho. Nel frattempo, ogni giovedì allenamento.
E giugno promette bene, col torneo delle Repubbliche Marinare il 9 (s. e. & o.); ma qualcos'altro spunterà…

domenica 14 aprile 2013

altre considerazioni sul test match orche–seregno

la meta di silvio nasce da un'azione insistita, con diverse fasi. dal centro del campo il pallone arriva a claudio, che parte a bomba (come al suo solito), guadagna un bel po' di metri e passa a silvio. il nostro 'sniper' incrocia, ingrana la quarta ed entra in area di meta.
uno a zero, dopo circa dieci minuti di gioco. le orche continuano ad attaccare, con la difesa del seregno ben disposta e ben organizzata. loro salgono insieme, piatti sulle aperture del gioco dei liguri e cedono terreno al ritmo di qualche centimetro per ogni attacco.
poco.
quando conquistano il pallone, si rendono pericolosi, ma bisogna dire che anche la difesa recchese se la cava, tutto sommato.
la prima frazione di gioco si conclude con ale ugo che prende il pallone da una ruck e si tuffa in meta. la determinazione del nostro seconda linea e capitano part-time è esemplare.
nel secondo e nel terzo tempo, i lombardi crescono ancora un poco; le due frazioni di gioco si chiudono con una sola meta per seregno, meritata.
sì, lo so che l'ho già detto, ma se è meritata…
negli spogliatoi, dopo il match, abbiamo timidamente accennato al trofeo mani di merda, che pare sia stato attribuito al capitano, raffaello.
ma non è stata una vera e propria votazione, anche perché altri avrebbero meritato il titolo fecale: fabio, io stesso, piergiorgio…
lasciamo perdere, va'…

sabato 13 aprile 2013

e a culo tutto il resto

sono arrivato a casa a pezzi. cioé, per dire: scendo dalla macchina e dico a sergio, che guidava: «ti ricordi mica qual'è il mio portone?»
quindi, questo sarà un post 'a pezzi'.
l'arbitro era gallese, cioé esattamente come nigel owens. in tutto e per tutto. e chi ha orecchie per intendere, intenda.
comunque, non ha detto a nessuno «this is rugby, not soccer», per cui vedete un po' voi…
sono arrivato a casa a pezzi mica per la partita: nel terzo tempo avevo il compito di raccogliere i soldi da chi doveva pagare. circa trecentoNeuri. a un tratto, metto la mano in tasca e i soldi non ci sono più.
MINKIA!!!!
dieci minuti di terrore, puro!!!
poi vedo raffa che regola i conti con la Lu, e – timidamente, molto timidamente, chiedo – «glub, ma quei soldi, per caso, te li ho dati io?»
«be', certo, dove vuoi che li abbia presi? non ti ricordi?»
«no…»
raffa guarda luisa e commenta:
«l'abbiamo perso…»
o, devo dire che birra, vino e grappa erano molto buone. tanto non guidavo io, come già detto…
la partita: il seregno tiene il campo molto bene, anche se le orche recco attaccano costantemente; se facessimo le statistiche come le squadre 'vere', avremmo una supremazia – di possesso e di campo –  netta. ma i lombardi in difesa sono belli tosti, e prima di arrivare alla meta di silvio ci vuole almeno metà del primo tempo. i nostri avversari sono quasi tutti neofiti del rugby, ma ben messi in campo e fisicamente a posto. molto a posto.
la determinazione dei bianco–celesti però sfocia nella meta di ale ugo allo scadere del primo tempo. due a zero e si ricomincia.
il secondo tempo vede il gioco proseguire più o meno sui binari del primo: non ci sono però nuove segnature da parte nostra, mentre il seregno accorcia le distanze, meritatamente.
ci si accorda classicamente per una terza frazione, che si chiude senza nuove mete.
insomma, una bella partita, ci siamo divertiti tutti, quasi nessuno si è fatto male (tranne bacci che ha rimediato una distorsione al ginocchio).
il caldo era intenso, abbiamo sudato parecchio, tutti: ma devo ripetermi, ci siamo divertiti.
'(…)e a culo tutto il resto(…)' (cit.)

giovedì 11 aprile 2013

Olders Seregno

Dopodomani. A Recco. Nonostante il campo in sintetico, ripeto l'augurio solito: speriamo che piova. Tanto, le previsioni sono per il cielo parzialmente nuvoloso, scoppierà un caldo nauseante e ci farà scoppiare noi, in campo.
Ci divertiremo lo stesso, un sacco.

mercoledì 3 aprile 2013

Calendario

Questi i prossimi impegni delle Orche Recco:
sabato 13 aprile: a Recco, Orche–Olders Seregno;
sabato 11 maggio: a Recco, mista Orche/Cavalieri–Aix-en-Provence;
sabato 1 giugno: a Voltaggio (Al), WMichi!
domenica 9 giugno: a Livorno, Trofeo delle Repubbliche Marinare, con i Cavalieri a rappresentare Genova con Venezia, Pisa e Amalfi;
luglio: a Morgex (da definire).
Il tutto, salvo errori e omissioni, nonché contrattempi dell'ultimo minuto.
Buon rugby e buon terzo tempo a tutti.

domenica 17 marzo 2013

L'arbitro era australiano…

Eravamo agli inizi degli anni Settanta e io, trascinato da alcuni compagni di liceo, decisi di provare. Mi presentai al campo del Rugby Busalla e per qualche mese feci parte dell'under 18. Sono trascorsi quarant'anni e le cose sono cambiate, molto cambiate. Oggi il rugby football è uno sport professionistico, che richiede impegno totale e preparazione perfetta. Ma allora non era così, si giocava per il puro amore dello sport e del divertimento.
Certo, non mancava qualche contatto un po' rude, qualche virile scambio di opinioni – come si diceva – ma nel gioco della palla ovale si sono sempre seguite regole ben precise, in parte scritte e in parte no.
Il che, non le rende meno efficaci e condivisibili.
La mia esperienza durò poco, perché ero distratto da altre cose – rigorosamente ancor più futili del rugby, come la Vespa e l'esame di maturità. Ma in seguito ho ritrovato quello spirito goliardico, festoso e di amicizia col rugby old.
Sabato, ieri, ho avuto una mia personale conferma di ciò con l'incontro tra Orche Recco e Thaka'tani Asti.
La partita è stata organizzata con grande fatica, e fino all'ultimo abbiamo temuto in un possibile annullamento della stessa. Contattati con grande ritardo, i Thaka'tani sono stati veramente grandiosi: hanno accettato anche se sapevano da subito che sarebbero stati in pochi. Inoltre, difficoltà dell'ultimo secondo li hanno fatti arrivare a destinazione con un certo ritardo.
Facciamola breve: eravamo alla fine in numero sufficiente a fare due squadre e abbiamo giocato i canonici due tempi da 20'; dopo queste due frazioni di gioco siamo ritornati in campo, mescolando un po' le formazioni – le Orche che vestivano la maglia rossonera dei piemontesi sono rientrate nella formazione di casa e altri sono passati di là. Ancora dieci minuti, e siamo andati sotto le docce giusto in tempo per il terzo tempo, e nel frattempo ci siamo visti la vittoria degli azzurri sui verdirlandesi.
Come dite? Com'è finita tra Orche e Thaka'tani?
Non so, ricordo qualche meta di qua e di là, ma non ho tenuto il conto.
Non è per quello – che si gioca noi Old.

lunedì 11 marzo 2013

Ancora Thaka'tani

Sabato prossimo, al campo Androne di Recco, si rinnova la sfida tra le Orche e i Thaka'tani di Asti. Devo ricordarmi di chiedere loro spiegazione del nome. Nel frattempo devo sollecitare i miei compagni di squadra perché – al momento – siamo ancora in pochi: non possiamo mica dargli buca!
Abbiamo partecipato due volte al torneo novembrino di Asti e ci siamo divertiti parecchio, con dei bei terzi tempi; speriamo che sabato ci allieti anche la nazionale italiana – magari vincendo con l'Irlanda nell'ultimo round del Sei Nazioni…
Intanto, rileggetevi un po' questo…

giovedì 7 febbraio 2013

Il viaggio di andata*

La meravigliosa trasferta a Roma delle Orche Recco, conclusasi nel migliore dei modi grazie alla vittoria sulla Francia, era in realtà iniziata con qualche contrattempo.
Io ero in ufficio, e a dire il vero mi preoccupavo un po' perchè sapevo che chi aveva affittato i pulmini per il viaggio era in giro per la città aspettando l'ora di venirmi a recuperare. Così, all'una esco – finalmente – e chiamo. "Siamo in ritardo per un piccolo problema, non preoccuparti che arriviamo. Ci vediamo al casello di Nervi tra venti minuti".
Be', mi dico, siamo ancora in tabella di marcia. Vado al posto indicato e trovo Ale e Cris che mi dicono:
"Prova a indovinare qual'era il problema. Sappi che ci vuole molta, moltissima fantasia".
Infatti non indovino: Matte aveva la patente scaduta, quindi ha dovuto trovare qualcuno che potesse andare all'aeroporto a ritirare il famoso pulmino da trasferta. Per fortuna Big Jim era nelle vicinanze, così siamo arrivati a Recco alle due. Cioé, in orario…
Ok, otto di qua e otto di là, si parte finalmente. Olly il mitico chiede una penna: ha un giornale di enigmistica e ci mettiamo a fare le parole crociate. Grazie alle quali scopriamo che è vero, i piloni non distinguono la destra dalla sinistra (e non sto parlando di politica…)
A un certo punto, fermata in autogrill. Il viaggio è lungo, una sosta è d'obbligo. L'unico che rimane sul pulmino è Matteo 'Patente scaduta'. Dato che da circa un mese ci stava massacrando gli zebedei con la porchetta di Ariccia, decidiamo di fargli uno scherzo. Telefoniamo al ristorante che ci attendeva con la porchetta – appunto – e chiediamo di fare una certa cosa.
Dopo qualche minuto, il cellulare di Matte squilla. È il ristorante che si scusa per aver dimenticato di dirgli che la serata era a tema, dedicata al sushi, quindi niente porchetta. Considerato che con noi non c'erano medici, abbiamo rischiato di trovarci con un infartuato.
Vi lascio solo immaginare tutti gli improperi che ci ha lanciato quando ha capito dello scherzo…
E che fosse solo uno scherzo è stato motivo di sollievo anche per gli altri, visto che pur limitandoci agli antipasti abbiamo mangiato fino a scoppiare.
Domani parleremo dell'albergo, del terzo tempo e di Roma by night.

*pensavo di pubblicare questo post l'altro ieri, ma un disguido tecnico mi ha costretto a rimandarlo a oggi.

mercoledì 6 febbraio 2013

Il terzo tempo

Ragazzi, un terzo tempo davvero notevole a Roma sabato scorso. Il clima era ventoso, quindi un po' freddo, ma ci siamo scaldati per bene con il cibo e i canti. Usciti dalle docce, ci siamo tuffati tutti sulle salsicce alla brace, che abbiamo gustato su fette di pane – anche queste scaldate sulla griglia delle salsicce. Dopodiché, ancora pane – stavolta con la pancetta (alla brace, devo ripetermi). En passant, segnalo la birra che circolava con grande libertà e altrettanta abbondanza; poi abbiamo constatato che quello non era l'antipasto ma il secondo…
Va be', siamo passati al primo: pasta e fagioli con le cuighe (la cotenna di maiale, per i non liguri) e – tanto per alleggerire il tutto – dei bei pezzi di 'nduja
Finito di mangiare (io che mi sono tenuto leggero due piatti, ma alcuni anche tre o quattro) esibizione canora in diversi dialetti e lingue, aiutati da vini vari, grappe e altri liquidi più o meno misteriosi ma tutti alcolici. Infatti, quando abbiamo deciso di rientrare in albergo per vedere Galles–Irlanda, l'autista del mio pulmino (del quale tacerò il nome per amor di patria) mi porge le chiavi e con l'ultimo sprazzo di lucidità mi dice: «Guida tu che io non ce la faccio proprio». Ha avuto un ultimo guizzo chiedendomi se io fossi stato in grado di guidare, ma credo che non abbia ascoltato la risposta.
Abbiamo quindi proseguito un nostro terzo tempo personale, gironzolando per Roma (c'era da vedere anche Scozia–Inghilterra) e fermandoci quindi in un pub per la partita, passando da Trastevere per la cena (pajata, amatriciana, cacio e pepe, trippa alla romana, cervello al burro, abbacchio a scottadito, carciofi, dolce e qualche bicchierino di rosso). Credo di non aver dimenticato niente.
A notte inoltrata (parecchio inoltrata), dopo aver anche visto i fuochi d'artificio del capodanno cinese ci siamo messi nei nostri candidi lettini…
Il mattino seguente, a colazione, vari resoconti della nottata: Olly è stato ribattezzato 'Husqvarna' – nota casa di motociclette e attrezzi da giardinaggio e agricoli come motoseghe e affini – perché russa come un enduro. Un altro dei nostri – e anche qui tacerò per amor di patria il nome – è stato udito interrompere la ronfata per un liberatorio rutto, dopodiché è ricominciato il frastuono russatorio.
Che dire, come si fa a non amare il rugby?