le Orche

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giovedì 7 febbraio 2013

Il viaggio di andata*

La meravigliosa trasferta a Roma delle Orche Recco, conclusasi nel migliore dei modi grazie alla vittoria sulla Francia, era in realtà iniziata con qualche contrattempo.
Io ero in ufficio, e a dire il vero mi preoccupavo un po' perchè sapevo che chi aveva affittato i pulmini per il viaggio era in giro per la città aspettando l'ora di venirmi a recuperare. Così, all'una esco – finalmente – e chiamo. "Siamo in ritardo per un piccolo problema, non preoccuparti che arriviamo. Ci vediamo al casello di Nervi tra venti minuti".
Be', mi dico, siamo ancora in tabella di marcia. Vado al posto indicato e trovo Ale e Cris che mi dicono:
"Prova a indovinare qual'era il problema. Sappi che ci vuole molta, moltissima fantasia".
Infatti non indovino: Matte aveva la patente scaduta, quindi ha dovuto trovare qualcuno che potesse andare all'aeroporto a ritirare il famoso pulmino da trasferta. Per fortuna Big Jim era nelle vicinanze, così siamo arrivati a Recco alle due. Cioé, in orario…
Ok, otto di qua e otto di là, si parte finalmente. Olly il mitico chiede una penna: ha un giornale di enigmistica e ci mettiamo a fare le parole crociate. Grazie alle quali scopriamo che è vero, i piloni non distinguono la destra dalla sinistra (e non sto parlando di politica…)
A un certo punto, fermata in autogrill. Il viaggio è lungo, una sosta è d'obbligo. L'unico che rimane sul pulmino è Matteo 'Patente scaduta'. Dato che da circa un mese ci stava massacrando gli zebedei con la porchetta di Ariccia, decidiamo di fargli uno scherzo. Telefoniamo al ristorante che ci attendeva con la porchetta – appunto – e chiediamo di fare una certa cosa.
Dopo qualche minuto, il cellulare di Matte squilla. È il ristorante che si scusa per aver dimenticato di dirgli che la serata era a tema, dedicata al sushi, quindi niente porchetta. Considerato che con noi non c'erano medici, abbiamo rischiato di trovarci con un infartuato.
Vi lascio solo immaginare tutti gli improperi che ci ha lanciato quando ha capito dello scherzo…
E che fosse solo uno scherzo è stato motivo di sollievo anche per gli altri, visto che pur limitandoci agli antipasti abbiamo mangiato fino a scoppiare.
Domani parleremo dell'albergo, del terzo tempo e di Roma by night.

*pensavo di pubblicare questo post l'altro ieri, ma un disguido tecnico mi ha costretto a rimandarlo a oggi.

mercoledì 6 febbraio 2013

Il terzo tempo

Ragazzi, un terzo tempo davvero notevole a Roma sabato scorso. Il clima era ventoso, quindi un po' freddo, ma ci siamo scaldati per bene con il cibo e i canti. Usciti dalle docce, ci siamo tuffati tutti sulle salsicce alla brace, che abbiamo gustato su fette di pane – anche queste scaldate sulla griglia delle salsicce. Dopodiché, ancora pane – stavolta con la pancetta (alla brace, devo ripetermi). En passant, segnalo la birra che circolava con grande libertà e altrettanta abbondanza; poi abbiamo constatato che quello non era l'antipasto ma il secondo…
Va be', siamo passati al primo: pasta e fagioli con le cuighe (la cotenna di maiale, per i non liguri) e – tanto per alleggerire il tutto – dei bei pezzi di 'nduja
Finito di mangiare (io che mi sono tenuto leggero due piatti, ma alcuni anche tre o quattro) esibizione canora in diversi dialetti e lingue, aiutati da vini vari, grappe e altri liquidi più o meno misteriosi ma tutti alcolici. Infatti, quando abbiamo deciso di rientrare in albergo per vedere Galles–Irlanda, l'autista del mio pulmino (del quale tacerò il nome per amor di patria) mi porge le chiavi e con l'ultimo sprazzo di lucidità mi dice: «Guida tu che io non ce la faccio proprio». Ha avuto un ultimo guizzo chiedendomi se io fossi stato in grado di guidare, ma credo che non abbia ascoltato la risposta.
Abbiamo quindi proseguito un nostro terzo tempo personale, gironzolando per Roma (c'era da vedere anche Scozia–Inghilterra) e fermandoci quindi in un pub per la partita, passando da Trastevere per la cena (pajata, amatriciana, cacio e pepe, trippa alla romana, cervello al burro, abbacchio a scottadito, carciofi, dolce e qualche bicchierino di rosso). Credo di non aver dimenticato niente.
A notte inoltrata (parecchio inoltrata), dopo aver anche visto i fuochi d'artificio del capodanno cinese ci siamo messi nei nostri candidi lettini…
Il mattino seguente, a colazione, vari resoconti della nottata: Olly è stato ribattezzato 'Husqvarna' – nota casa di motociclette e attrezzi da giardinaggio e agricoli come motoseghe e affini – perché russa come un enduro. Un altro dei nostri – e anche qui tacerò per amor di patria il nome – è stato udito interrompere la ronfata per un liberatorio rutto, dopodiché è ricominciato il frastuono russatorio.
Che dire, come si fa a non amare il rugby?

lunedì 4 febbraio 2013

Roma! due, la vendetta

Alle nove di mattina, alzarsi per andare a giocare a rugby.
Una ventina abbondante di zombie lo ha fatto sabato scorso a Roma.
Ah, scusate, si trattava delle Orche Recco…
In seguito vi racconterò della porchetta trasformata in sushi, di quelli che ruttano dormendo e di Husqvarna, l'uomo che russa più rumorosamente di una motosega.
Per adesso, contentatevi di due partite old, anzi una e mezza. Eravamo ospiti dell'Appia rugby di Ale Ghinetti, e abbiamo trascorso un week-end meraviglioso (culminato nel 23 a 18 contro i galletti, ma questa è un'altra storia). La festa comincia intorno alle undici, con i padroni di casa che affrontano i francesi dell'Asena Parigi, una delle prestigiose scuole statali d'oltralpe – di quelle che sfornano gli amministratori della République (pare che lo stesso Hollande…).
Romani contro Galli, ma il confronto è impari: come sempre accade con i team dei nostri cugini, l'età dei loro giocatori è molto bassa – rispetto ai nostri old. Così abbiamo da una parte quindici pachidermi in maglia verde che si vedonno sgusciare tra le gambe una dozzina di furetti. Non conosco il risultato finale, 4 o 5 to nil – ma poco importa.
Il secondo match ci vede in campo con l'Appia: sul nostro calcio d'invio si forma una ruck, il pallone esce e arriva al primo dei loro tre quarti. Io arrivo nello stesso istante, metto le mani sulla palla e cerco di strapparla: arrivano anche i rispettivi pacchetti di mischia e mi vengono annodate le costole.
Fine del match, per me. Ho quindi modo di gustarmi per bene il gioco. Le Orche sono ben disposte in campo, e applicano il gioco che Ale One man band ci ha spiegato: ruck, seconda ruck, apertura e affondo in attacco. Le cose ci riescono abbastanza bene, e nel primo tempo vanno in meta prima Gian Cartoni che quasi si stupisce di non avere più avversari davanti e segna in mezzo ai pali e poi il già citato Ale dopo una serie di pick-and-go. Bene anche la difesa, che sale con efficacia, e pochi errori nel gioco alla mano.
Ovviamente i romani non sono dei sacchi da allenamento, e anche loro si portano vicini alla segnatura. Nel secondo tempo Silvio Sniper riesce a fuggire lungo la linea sinistra per il 3 a zero, poi l'Appia accorcia. Sul finire, ancora Cartoni viola la loro area di meta per il 4–1 finale.
Quindi, i giovanotti francesi. Il risultato finale dice tre a zero per loro, ma il gioco non è stato certo a senso unico nonostante la differenza d'età. Insomma, se avessimo giocato con gli U20 del Recco ne avremmo preso almeno una dozzina…
Anzi, dirò di più: due mete sono nate da banali errori dei nostri, che sono stati sfruttati grazie alla velocità nella corsa e null'altro. Ad aggravare la cosa mettiamoci pure che i blu (colore casuale delle loro maglie?) erano sempre sul filo del fuorigioco (dalla parte del fuorigioco, ovviamente, non indietro), e che comunque hanno commesso una riga di 'avanti' clamorosa.
Visto che i nostri – invece – di errori così ne hanno fatto tutto sommato pochi, proporrò ai miei compagni di attribuire il trofeo Mani di Merda ai giocatori dell'Asena Paris (so già la risposta, 'non solo le mani').
Purtroppo, a conferma che non era una vera partita old è arrivata la quasi rissa finale, con un morso a un braccio da parte di un franzoso a uno dei nostri e conseguente fischio finale dell'arbitro con un certo anticipo sul tempo concordato a inizio partite.
Terzo tempo suntuoso, con salsiccia e pancetta alla brace, pasta e fagioli con le cotiche e la 'nduja, birra a volontà, canti e balli e divertimento.