le Orche

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domenica 15 settembre 2019

Niente teste di cazzo

Il titolo del post è il titolo di un libro di James Kerr che mi sono comprato ieri. Sottotitolo, 'Lezioni di vita e di leadership dagli All Blacks'.
Kerr ha lavorato come coach per le forze speciali degli eserciti di Stati Uniti e Regno Unito, ma anche per team di Formula 1, per quelli dell'America's Cup e della Premier's League. Inoltre per aziende come Google, PayPal, Vodafone, Red Bull, Boeing eccetera eccetera eccetera.
Un curriculum di tutto rispetto. Il libro è diviso in quindici capitoli, ognuno dei quali affronta un aspetto del coaching e del metodo per costruire una squadra vincente.
Kerr parla del suo lavoro e del suo metodo riferendosi specificamente alla sua esperienza con la nazionale neozelandese di rugby. Nella breve premessa dice che gli avversari dei Blacks, all'inizio di ogni partita assistono alla Haka, la danza rituale maori. "Spesso – dice Kerr – mentre la Haka raggiunge il suo apice, gli avversari hanno già perso". Perché il rugby si gioca prima di tutto nella testa.
Sono solo all'inizio della lettura, ma una cosa mi ha già colpito molto: il carattere dei giocatori che fanno parte degli All Blacks. E questo lo ha visto – Kerr – dopo una partita col Galles.
Finito il match – vittorioso, ça va sans dire – c'è stata una riunione nello spogliatoio, in cui hanno parlato Mils Muliaina, Steve Hansen, Wayne Smith, Nic Gill, Graham Henry. Si brinda a McCaw, il capitano più vincente della storia dei Tuttineri. Alla fine, due tra i più prestigiosi giocatori neozelandesi (Kerr non dice chi) prendono la ramazza e cominciano a pulire gli spogliatoi.
Questo è il rugby. Questo deve essere il rugby.

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