le Orche

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lunedì 4 febbraio 2013

Roma! due, la vendetta

Alle nove di mattina, alzarsi per andare a giocare a rugby.
Una ventina abbondante di zombie lo ha fatto sabato scorso a Roma.
Ah, scusate, si trattava delle Orche Recco…
In seguito vi racconterò della porchetta trasformata in sushi, di quelli che ruttano dormendo e di Husqvarna, l'uomo che russa più rumorosamente di una motosega.
Per adesso, contentatevi di due partite old, anzi una e mezza. Eravamo ospiti dell'Appia rugby di Ale Ghinetti, e abbiamo trascorso un week-end meraviglioso (culminato nel 23 a 18 contro i galletti, ma questa è un'altra storia). La festa comincia intorno alle undici, con i padroni di casa che affrontano i francesi dell'Asena Parigi, una delle prestigiose scuole statali d'oltralpe – di quelle che sfornano gli amministratori della République (pare che lo stesso Hollande…).
Romani contro Galli, ma il confronto è impari: come sempre accade con i team dei nostri cugini, l'età dei loro giocatori è molto bassa – rispetto ai nostri old. Così abbiamo da una parte quindici pachidermi in maglia verde che si vedonno sgusciare tra le gambe una dozzina di furetti. Non conosco il risultato finale, 4 o 5 to nil – ma poco importa.
Il secondo match ci vede in campo con l'Appia: sul nostro calcio d'invio si forma una ruck, il pallone esce e arriva al primo dei loro tre quarti. Io arrivo nello stesso istante, metto le mani sulla palla e cerco di strapparla: arrivano anche i rispettivi pacchetti di mischia e mi vengono annodate le costole.
Fine del match, per me. Ho quindi modo di gustarmi per bene il gioco. Le Orche sono ben disposte in campo, e applicano il gioco che Ale One man band ci ha spiegato: ruck, seconda ruck, apertura e affondo in attacco. Le cose ci riescono abbastanza bene, e nel primo tempo vanno in meta prima Gian Cartoni che quasi si stupisce di non avere più avversari davanti e segna in mezzo ai pali e poi il già citato Ale dopo una serie di pick-and-go. Bene anche la difesa, che sale con efficacia, e pochi errori nel gioco alla mano.
Ovviamente i romani non sono dei sacchi da allenamento, e anche loro si portano vicini alla segnatura. Nel secondo tempo Silvio Sniper riesce a fuggire lungo la linea sinistra per il 3 a zero, poi l'Appia accorcia. Sul finire, ancora Cartoni viola la loro area di meta per il 4–1 finale.
Quindi, i giovanotti francesi. Il risultato finale dice tre a zero per loro, ma il gioco non è stato certo a senso unico nonostante la differenza d'età. Insomma, se avessimo giocato con gli U20 del Recco ne avremmo preso almeno una dozzina…
Anzi, dirò di più: due mete sono nate da banali errori dei nostri, che sono stati sfruttati grazie alla velocità nella corsa e null'altro. Ad aggravare la cosa mettiamoci pure che i blu (colore casuale delle loro maglie?) erano sempre sul filo del fuorigioco (dalla parte del fuorigioco, ovviamente, non indietro), e che comunque hanno commesso una riga di 'avanti' clamorosa.
Visto che i nostri – invece – di errori così ne hanno fatto tutto sommato pochi, proporrò ai miei compagni di attribuire il trofeo Mani di Merda ai giocatori dell'Asena Paris (so già la risposta, 'non solo le mani').
Purtroppo, a conferma che non era una vera partita old è arrivata la quasi rissa finale, con un morso a un braccio da parte di un franzoso a uno dei nostri e conseguente fischio finale dell'arbitro con un certo anticipo sul tempo concordato a inizio partite.
Terzo tempo suntuoso, con salsiccia e pancetta alla brace, pasta e fagioli con le cotiche e la 'nduja, birra a volontà, canti e balli e divertimento.

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