E nemmeno le fidanzate. Scusate, mesdames; non vorrei sembrare veramente un misogino, non ce l'ho con il genere umano dell'altra metà del cielo, anzi! Sono sposato anch'io, gentili signore che forse per caso leggerete queste righe se vostro marito o compagno è un old e vi suggerirà questo post.
E per esagerare, io, mi sono pure sposato due volte (mi piace non farmi mancare niente).
Ma, dicevo, come si può spiegare a una donna cosa vuol dire uscire di casa alle sei di mattina, di sabato per giunta, invece di restare a poltrire sotto le coperte che magari fa anche freddo, cosa assai probabile perchè d'estate il rugby old si riposa.
Alle sei scendi in garage, schiaffi la borsa nel bagagliaio, metti in moto e parti. Vai verso mete remote, già sognandone altre, quelle che speri di fare e non subire. Spesso ti fermi a raccogliere qualche compagno di squadra, col quale condividi il viaggio, lo spogliatoio, le battute, gli scherzi e gli sfottò. Condividi molte volte anche il pranzo, frugale – ché il terzo tempo è dopo – in ristoranti di autogrill improbabili come sono sempre gli autogrill a ben vedere, in gruppi osservati da occhi strabuzzati di autisti romeni (che magari un po' di rugby ne capiscono), di vecchiarde tedesche in gita, di ragazzotti in tuta da motociclista, e sembra abbiano tutti il pannolone…
E lo spogliatoio, quindi, dove è tutto un fasciarsi – per tenere insieme i pezzi, va da sé, spalmarsi con spirito gallico, qualche vero nostalgico con la sifcamina (ma dove la trovano?), con creme e gel vari dagli intenti (e ancor più dai risultati) misteriosi.
Si indossano poi i paramenti sacri, magliacalzoncinicalzettoni più imbottiture varie che non servono a un cazzo ma l'importante è il pensiero, qualcuno il caschetto (v. imbottiture), e si entra in campo.
Se piove e c'è il fango ancora meglio, come dicono gli inglesi 'a good day for rugby', e bisogna riaffermare il concetto di base: le mogli non possono capire.
Forse perché non sono mai state placcate sul sintetico, o su terreno asciutto (e passiamo sotto silenzio il mitico campo di Borzoli: solo chi ne ha avuto esperienza diretta può capire, altro che mogli!).
Comunque, tutti in cerchio e si ascolta il capitano, il quale forse sì è vero ripeterà anche per la millesima volta sempre le stesse cose, facciamo le cose semplici, non buttate via il pallone, entrate bassi e andate in ruck, eccetera eccetera. Tutti con la mano al centro, saluto e si comincia.
Come si può spiegare l'emozione, che un po' c'è sempre, ancora, come si può spiegare che dopo cinque minuti sei già a corto d'ossigeno e allora metti le mani sulla palla in ruck, l'arbitro ti fischia contro e t'incazzi anche perché come ho appena detto hai il neurone ormai cianotico per l'apnea. Come si può spiegare che quando arrivi in fondo alla partita e magari hai vinto, e magari hai vinto anche il torneo, vai sotto la doccia soddisfatto e ricominciano gli scherzi, le battute, a volte anche le discussioni e i litigi che svaniranno d'incanto in club house davanti a una pinta.
Come si può spiegare che torni a casa tardi, anche dopo mezzanotte a volte, e ti fa male la schiena oppure hai preso una botta nelle costole e fai anche fatica a respirare, oppure quando ti spogli per andare a letto ti accorgi di avere un livido che ti copre tutta la coscia e persino qualche altro pezzo di gamba ma ripensi alla giornata di rugby appena trascorsa, decidi che ci penserai domani, e ti addormenti felice?
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